Ancora oggi la gran parte del territorio nazionale è caratterizzata da spazi dove si pratica o si praticava attività agronomica (agri-coltura, zoo-coltura, selvi-coltura). A partire dagli anni Sessanta dello scorso secolo, porzioni sempre più vaste di territorio rurale risultano abbandonate, sia per un progressivo cambiamento del modello socio-culturale della popolazione, sia, sempre più marcatamente, perché il costo complessivo finale dei prodotti non risulta convenientemente inferiore al loro prezzo di vendita, imposto dal mercato.
Bisogna chiedersi se gli spazi rurali non più agronomicamente utilizzati da tempi variamente lunghi e continui, siano da considerarsi effettivamente “improduttivi” quindi incapaci di fornire alimento, reddito e occupazione primari.
Ecologi e ambientalisti affermano che lo spazio rurale non agronomicamente utilizzato fornisce comunque “servizi ecosistemici” tra i quali uno dei più sbandierati è la tutela della “biodiversità”. Questi due termini, tuttavia, alla prova dei fatti, non sono facilmente e direttamente collegabili alla fornitura di reddito e occupazione per il gestore degli spazi rurali.
Obiettivo strategico della WE (Wildlife Economy): trarre beni e servizi, reddito e occupazione, dall'uso sostenibile delle popolazioni di fauna selvatica naturale (wildlife) viventi negli spazi rurali.
Questa proposta si basa sulla constatazione che la fauna selvatica è un prodotto della terra; tale prodotto è spontaneo, non coltivato o allevato direttamente dall'uomo, tuttavia non meno connesso alla terra di un allevamento di bovini, di suini, di polli; la terra produce vegetali dei quali si nutrono animali selvatici e altri animali selvatici si nutrono dei precedenti; così come la terra produce le leguminose e le graminacee che l'uomo coltiva per alimentare bovini, suini e polli, dei quali si nutre.
Cinghiale, Cervo, Capriolo, Daino, Camoscio, Stambecco, Muflone, Istrice, Lepre, Fagiano, Starna, Pernici, Colombaccio, Anatre, Oche e molte altre specie, sono wildlife degli ambienti naturali, seminaturali, coltivati d'Italia, capaci di produrre costantemente e spontaneamente biomassa animale di prima qualità, biologica sensu stricto, senza alcun intervento, diretto o indiretto, da parte di Homo sapiens.
Nel Paleolitico “Uomo sapiente” ha utilizzato appieno e lungamente le risorse naturali viventi, in particolare la fauna selvatica, così come si propone nel presente progetto. L'aggettivo “nuovo” ne testimonia, tuttavia, l'approccio modernamente tecnico, scientifico e sostenibile.
L'uso economico della fauna selvatica non si arresta alla fase primaria di produzione alimentare ad altissima qualità nutrizionale e organolettica, ma prosegue e si espande alle attività: venatoria, ricreativa, hobbistica, turistica, trofeistica, oggettistica, dei pellami, et cetera. Tutti usi che, opportunamente organizzati e programmati, sono reciprocamente compatibili e capaci, anch'essi, di generare reddito e occupazione.
Da ultimo, ma non ultimo: il NP (Nuovo Paleolitico) non deve essere considerato antagonista o concorrente dell'attività agronomica, bensì: complementare e/o integrativo e/o succedaneo; inoltre la terra investita dal NP conserva e accresce le sue potenzialità per l'uso agronomico. ( Tratto dal riassunto, pag. 15) Bernardino Ragni, già ricercatore di Biologia animale e professore di Zoologia ambientale e di Gestione faunistica presso l’Università di Perugia, è esperto di biologia e conservazione dei tetrapodi, uso sostenibile e conservazione delle risorse naturali viventi, del paesaggio e del territorio.Svolge attività accademica e professionale in collaborazione con amministrazioni centrali e periferiche dello Stato. Autore e coautore di oltre 160 pubblicazioni scientifiche e specialistiche, è membro della Species Survival Commission e del Cat Specialist Group dell’IUCN, The World Conservation Union, nonché fondatore della Società Italiana di Biologia Ambientale. Wildlife Economy
Autore: Bernardino Ragni
Editore: Aracne Editrice
Anno di pubblicazione: maggio 2015
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