I tre secoli del paretaio Camporesi-Servetti a Galeata (FC) La caccia in Romagna ai migratori di terra
I tre secoli del paretaio Camporesi-Servetti a Galeata (FC) La caccia in Romagna ai migratori di terra martedì 18 ottobre 2022 | |
La caccia in Romagna è stata anche elemento di unità culturale e mezzo di comunicazione sociale tra persone di ogni ceto, credo politico, religioso e grado di istruzione, che si riconoscevano in un insieme di valori e di obiettivi comuni che rafforzavano il senso di appartenenza a una comunità. Tra le tante forme di caccia, hanno tradizioni antichissime in Romagna la cattura degli uccelli con le reti e la caccia da capanno.
Patrimonio culturale è il secolare paretaio Camporesi-Servetti, al centro di questo lavoro, che vide la luce nel 1721 nel comune di Galeata (FC), uno dei tanti territori appenninici del versante romagnolo dello Stato toscano che si spingeva allora fino a Castrocaro-Terra del Sole. Il libro, di 220 pagine, illustrato con oltre 300 foto analizza le tecniche di uccellagione e il prelievo venatorio in questa parte della Romagna Toscana a partire dai Medici, dal 1569 per due secoli granduchi di Toscana. Il paretaio della Collina rimase attivo fino al 1966 per merito del dott. Antonio Camporesi, e in seguito trasformato in appostamento fisso di caccia. Con l’abolizione dell’uccellagione, il secolare paretaio subì un radicale cambiamento sia nella piazza sia nella struttura interna, pur conservando la sostanza dell’impianto originario e alcuni aspetti botanici della buttata.
Oggi l’antica tesa, per merito del dott. Terenzio Maria Servetti, pronipote di Antonio Camporesi, deve considerarsi un capanno da caccia all’avanguardia, vuoi per le innovazioni per allettare i migratori quanto per la custodia e la cura dei richiami e la loro preparazione al canto autunnale. La pratica venatoria del paretaio era una delle tante tecniche in uso in Romagna.
Una illustrazione fotografica delle altre forme di cattura con le reti orizzontali, roccoli e bresciane, tuttora presenti nel nostro territorio e in gran parte abbandonate, vuole essere una testimonianza delle antiche pratiche di uccellagione, memoria storica di una attività che è andata progressivamente diminuendo fino a scomparire del tutto. Documentazione fotografica anche per le tante forme dei capanni da caccia e delle armi più comunemente usate, dai semplici monocanna di calibro ridotto ai fucili più raffinati dell’archibugieria romagnola, dagli Zanotti ai Toschi, ai quali si affiancarono tanti altri valenti artigiani.
La caccia da capanno non è disgiunta dalle conoscenze di base dell’ornitologia, quindi dalle abitudini e dal comportamento delle specie migratorie oggetto di prelievo e di quell’evento ancora in parte oscuro qual è il fenomeno migratorio, che vede il nostro Paese come crocevia migratorio di rotte tra Eurasia e Africa. Alcune schede esaustive analizzano la biologia e l’ecologia dei Turdidi oggetto di caccia. Alla tecnica dell’inanellamento ci si sofferma per sottolineare l’importanza dell’acquisizione dei dati morfologici, morfometrici, biologici e demografici, significativi anche per la classificazione e la fenologia delle specie ornitiche: gli uccelli sono tra gli indicatori più precisi del mutamento climatico e componente della biodiversità mobile nel tempo e nello spazio. Un succinto excursus analizza la legislazione venatoria dal 1721 al giorno d’oggi dell’uccellagione e della caccia da capanno. Infine, si propongono alcune fonti storiche sull’uccellagione in Romagna e le opere più significative inerenti la caccia da capanno.
I tre secoli del paretaio Camporesi-Servetti a Galeata (FC)
Autore: Saverio Simeone
Anno di pubblicazione: 2021
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