L’immagine del cocker a caccia è legata soprattutto al riporto, quella di un cane di grande ausilio per i capannisti e soprattutto per chi caccia allodole e tordi, anche se poi è stato soppiantato da altre razze tutto fare; ma considerare chi appartiene alla famiglia degli spaniels un retrevier è riduttivo. Il cocker è un cane da cerca che purtroppo per motivi noti e risaputi ha subito una parabola discendente che solo in questi ultimi anni sembra aver avuto una timida inversione di tendenza.
Dato che le prove di lavoro sono valide, ma fino ad un certo punto, anzi su alcune di queste è meglio stendere un velo pietoso, per non entrare nell’annosa polemica del bello o del bravo e per non ingenerare equivoci, parleremo soprattutto del cocker da caccia. Proveremo dunque a sfatare l’immagine prevalente del canino viziato e nevrastenico o imbelle disteso sul salotto di casa, convinti più che mai di quanto ebbe a dire Franca Simondetti: “A parte le grandi, innate attitudini, l’essere allevato e impiegato il più possibile per la sua vera destinazione, l’ars venandi, non fa che conferirgli vieppiù tutte quelle qualità psicofisiche sue proprie e che ne hanno fatto una delle razze più popolari in quasi tutto il mondo”.
Il cocker cane da caccia
Autore: Vladimiro P. Palmieri
Editore: Editrice Innocenti
Anno di pubblicazione: 2011