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Gli italiani e la caccia, il 56% favorevole martedì 17 settembre 2013 | | Secondo l’analisi demoscopica di Astra Ricerche aumentano gli italiani favorevoli alla caccia che arrivano al 56%, in crescita del 3% rispetto al 2010
Contrariamente a quanto gli anticaccia vorrebbero far credere sempre più italiani sono “vicini” all’attività venatoria mentre diminuiscono i sentimenti negativi verso i cacciatori. Confermata l’importanza dell’informazione sui limiti e la regolamentazione della caccia e il suo ruolo nella gestione ambientale.
Analizzati anche ambientalismo e animalismo: italiani interessati e attivi per l’ambiente mentre concordano solo apparentemente con l’animalismo, spesso considerato estremista e radicale
Sono stati presentati oggi nella Sala Stampa della Camera dei Deputati i risultati della nuova indagine sociologica “Gli italiani e la caccia”, la seconda dedicata a questo tema in tre anni, che ha evidenziato il netto miglioramento dell’immagine e della considerazione che l’attività venatoria ha nel nostro Paese. La ricerca, con oltre 2000 interviste effettuate da Astra Ricerche del sociologo Enrico Finzi si conferma, come già nel 2010, la più ampia e approfondita svolta in Italia sulla caccia e il rapporto che hanno con essa i cittadini del nostro Paese. A commissionare lo studio anche questa volta il CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura) e le associazioni venatorie riunite in FACE Italia (Federcaccia, LiberaCaccia, Enalcaccia, Anuu Migratoristi), alle quali si è unita Arcicaccia.
I DATI ‐ I dati mettono in luce una netta crescita generale degli indicatori favorevoli alla caccia, a cominciare dalla tipologia ad hoc per gruppi che vede salire al 56% gli italiani favorevoli alla caccia nel nostro Paese (nel 2010 questa analisi si fermava al 53,2%). Più moderata ma sempre significativa la crescita dei “vicini” all’attività venatoria: gli amici dei cacciatori o comunque i cittadini in qualche modo interessati da questa passione, salgono dal 48% al 49,2%. Importantissimo invece il dato sull’indice di favore sulla caccia, che vede un guadagno di favorevoli di circa 5 milioni di italiani, merito dell’attività di informazione e sensibilizzazione messa in campo dalle associazioni venatorie e dai cacciatori stessi e di una maggiore comprensione dei cittadini del reale ruolo dell’attività venatoria, della figura di chi la pratica e del suo forte radicamento e valore nel tessuto sociale ed economico italiano.
Non a caso i cacciatori raccolgono un favore maggiore rispetto all’idea generica di caccia, con quasi il 62% degli italiani che li apprezzano, sebbene non manchino alcune valutazioni critiche ‐ minoritarie – su alcuni aspetti del loro operato. Si conferma anche il dato sul fatto che i cacciatori italiani in realtà non sono tutti avanti con l’età, anzi sopra la media c’è la fascia tra i 25 e i 34 anni, residenti in particolare nei comuni medio‐piccoli.
Come nel 2010 è evidente la correlazione statistica assai forte tra la notorietà delle norme che regolano la caccia, il consenso per esse (quasi unanime negli italiani che le conoscono) e la buona valutazione
dell’attività venatoria: coloro che si dichiarano ostili alla caccia risultano, infatti, assai meno informati della media e spesso completamente all’oscuro di come viene realmente praticata.
L’ANIMALISMO ‐ In occasione di questo studio sono stati analizzati anche temi non affrontati nel 2010, a
partire dalla cultura animalista messa a confronto con quella ambientalista. Per quanto riguarda l’animalismo gli atteggiamenti degli italiani risultano non solo contrastanti ma anche spesso ambivalenti. La verità è che molti soggetti che si dichiarano animalisti al dunque non sono affatto ostili all’uccisione di animali a talune condizioni: 56% è favorevole se si tratta di ricavare alimenti per gli umani; il 49% se gli animali sono pericolosi perché aggrediscono gli umani o portano malattie; il 49% se servono agli scienziati per scoprire l’origine di certe malattie e trovare adeguate terapie; il 48% se gli animali appartengono a specie selvatiche non a rischio di estinzione ma anzi sovrabbondanti.
È stato esplorato pure il favore per le organizzazioni animaliste, approvate senza riserve dal 49% e criticate dal 51% (in due casi su tre con particolare virulenza), mentre le organizzazioni ecologiste godono di un consenso assai più ampio e in molti casi vengono ritenute indipendenti e migliori. Alla prova dei fatti mentre molti comportamenti legati a una migliore cura e attenzione per l’impiego sostenibile delle risorse naturali sono passati nell’uso comune degli italiani, l’animalismo appare invece indebolito da molti comportamenti incongrui e cioè dal fatto che l’81% degli Italiani mangia carne, l’80% pesce, il 27% dimostra di apprezzare la carne di selvaggina sotto diverse forme, per cui l’animalismo concreto e coerente non supera il 20% mentre l’ecologismo concreto è pieno e coerente per il 34% e comunque significativo per un altro 48%.
I dati dell’indagine di Astra Ricerche confermano ancora una volta come la caccia in Italia sia tutt’altro che in declino e, anzi, sia una opzione valida e sostenuta in particolare nei comuni medio‐piccoli, ovvero dalla realtà estranea ai grandi centri urbani, più vicina quotidianamente a quella natura verso la quale vorrebbero spesso tornare proprio i residenti delle metropoli e delle grandi città. Un tessuto solido, forte e vivo, fatto di piccoli centri e di campagne, cuore delle eccellenze paesaggistiche, agroalimentari, enogastronomiche e turistiche del nostro Paese. Un cuore che per continuare a battere ha bisogno dei
cacciatori, li stima e li apprezza per il loro ruolo in difesa della natura e della cultura rurale.
Per questo il mondo venatorio ha deciso di prendere spunto da questa seconda ricerca per diffondere la
conoscenza della caccia e del vero rapporto che essa ha con la nostra società. “Gli italiani e la caccia”
diventerà dunque il riferimento per chi vorrà conoscere davvero questo mondo e la sua importanza per la difesa della biodiversità e la tutela dell’ambiente. “Cruciale è sempre la questione dell’informazione sulla caccia. – ha commentato il sociologo Enrico Finzi di Astra Ricerche ‐ Questa analisi ha infatti confermato le previsioni, vedendo aumentare i consensi per l’attività venatoria proprio in corrispondenza di un aumento di conoscenza su come essa è praticata in Italia. Al di là di una parte della popolazione che odia la caccia e non l’accetterà mai, la partita si gioca sugli indecisi, tuttora in larga parte inconsapevoli dei rigidi limiti e delle numerose regolamentazioni imposti alla caccia. Quando il mondo venatorio – conclude Finzi – riesce a spiegare il senso e il perché della caccia allora gli italiani, in buona parte, sono pronti ad appoggiarla”.
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