Diamo seguito alla pubblicazione delle interviste in esclusiva che Bighunter ha proposto agli assessori regionali alla caccia. Queste le dichiarazioni di Fernanda Cecchini, Assessore Regionale alla caccia dell'Umbria
Come ben saprà i cacciatori italiani sono sempre più esasperati da una situazione non più sostenibile per la facilità con cui i calendari venatori, anche se sempre più restrittivi, vengono invalidati dai ricorsi al Tar, almeno fino alla trattazione di merito. Alla luce di ciò che è accaduto durante la stagione venatoria 2013 2014, con le continue sospensioni della caccia che hanno coinvolto diverse regioni (per esempio Liguria, Sardegna, Lazio, Campania), come pensa di affrontare la prossima stagione venatoria per dare certezze ai cacciatori della sua regione?
I cacciatori della nostra regione hanno sempre avuto calendari venatori “certi”. I ricorsi presentati contro i nostri calendari venatori nella scorsa stagione e nella attuale hanno sempre riguardato aspetti marginali del calendario e non hanno comunque causato alcuna sospensione del prelievo venatorio. Le tesi sostenute dai ricorrenti sono poi state riconosciute insussistenti e, quindi, confermati i calendari venatori così come approvati dalla Giunta regionale. Ritengo, pertanto, che una relazione precisa nel confutare le osservazioni riportate da ISPRA nei propri pareri e documentata con riferimenti tecnico-scientifici inoppugnabili, metta al riparo dai ricorsi che impugnano gli atti di approvazione dei calendari.
Una recente sentenza riferita al Calendario venatorio toscano ha confermato che l'Ispra fornisce sistematicamente dati non aggiornati e che su questi basa i suoi pareri tecnici sulle scelte regionali in fatto di caccia. In quella occasione, come in molte altre simili, il Tar ha anche acclarato che si possono ottenere dati molto più rispondenti alla realtà rivolgendosi ad altri istituti scientifici, come per esempio Università o osservatori regionali. Pensa che in futuro sarà questa la strada?
Una struttura centralizzata come ISPRA, che non ha riferimenti locali, non è sicuramente in grado di conoscere le situazioni territoriali regionali. Pertanto i compiti che gli vengono assegnati in merito alla emissione di pareri in materia faunistico-venatoria si basano solo su considerazioni determinate a livello nazionale che sono spesso non aggiornate ed assai differenti dalle situazioni delle popolazioni faunistiche riscontrabili a livello regionale. A tale scopo il lavoro degli osservatori faunistici regionali pone sicuramente le basi per un approfondimento delle conoscenze regionali in materia di fauna e l’ISPRA dovrebbe coordinarsi con tali strutture implementando ed integrando le proprie banche dati con quelle messe a disposizione dagli osservatori.
Pensa che un coordinamento tra regioni per calendari e gestione venatoria potrebbe essere la soluzione?
E’ sicuramente fondamentale conferire omogeneità ai calendari venatori almeno per macroaree. Sono oramai diversi anni difatti, che la regione Umbria coordina la gestione del prelievo venatorio con le regioni limitrofe (Lazio, Toscana, Marche) con le quali vengono siglati annualmente specifici accordi in merito. Sarebbe auspicabile di sostituire la periodicità annuale che costringe a calibrare annualmente il proprio calendario venatorio, tenendo conto anche di quelli delle regioni confinanti, attraverso un accordo che stabilisca regole uguali per tutti per lo meno a livello dell’Italia centrale. Si creerebbe così anche una sinergia derivante dalla unione dei dati scientifici e di monitoraggio delle popolazioni faunistiche attualmente in possesso delle singole amministrazioni regionali che rafforzerebbe ulteriormente le scelte operate rendendole meno contestabili.
La 157/92, che compirà ben 22 anni nel 2014, viene considerata abbastanza diffusamente come una legge che ha bisogno di un forte ripensamento e di un generale aggiornamento che tenga conto di una caccia moderna sostenibile e amica dell'ambiente, come per altro viene concepita dalle direttive comunitarie. Recentemente il Commissario Ue per l'ambiente Janez Potocnik ha evidenziato che i calendari venatori italiani sono in linea ai principi di conservazione delle specie, in particolare riferendosi alle date di chiusura della caccia alla fauna migratoria. E' poi di questi giorni l'archiviazione delle procedure comunitarie aperte sul fronte della caccia in deroga contro l'Italia. Crede che la Legge 157/92 debba essere aggiornata per dare maggiori garanzie ai cacciatori? Come?
L’archiviazione delle procedure comunitarie è stata attuata perché il governo italiano ha apportato delle modifiche alla 157 adeguandola a quanto previsto dalle direttive e richiesto dalla comunità europea. Valutato il notevole tempo trascorso dalla sua emanazione ed in considerazione di tutte le modifiche normative intervenute a livello comunitario nel frattempo, è innegabile che la legge 157 necessita di una profonda revisione che non si può esplicare semplicemente con i continui adeguamenti di cui sopra. Va rivisto l’impianto e le modalità del prelievo, in considerazione dei cambiamenti verificatisi in tutti questi anni anche a livello delle popolazioni di fauna esistenti nel nostro paese: alcune specie si sono espanse notevolmente rendendo immotivato un regime di protezione che causa inoltre anche un notevole impatto sulle attività agricole: un esempio per tutti lo storno. Ci sono numerosi disegni di legge proposti per la modifica della 157 ma ancora non si riscontra una reale volontà da parte del governo di affrontare in maniera seria tale riforma.
Non si può negare che da quel lontano 1992 molte cose sono cambiate, a partire da una imprevista e allarmante presenza di ungulati (ma non solo) che danneggia l'agricoltura e che mette in pericolo gli automobilisti, a cui occorre rispondere con interventi mirati e più tempestivi di quanto preveda attualmente la normativa quadro sulla caccia. Quale può essere secondo lei il ruolo dei cacciatori moderni in risposta a questi problemi?
I cacciatori che vogliono veramente considerarsi moderni dovrebbero improntare l’attività venatoria rivestendo il ruolo di “amministratori” della fauna, mettendo a disposizione della società i propri servizi. In questa ottica si inquadra la collaborazione di cui necessita l’amministrazione pubblica, per attuare i piani di controllo delle specie che per vari motivi esplicano criticità ed impatti nei confronti delle attività antropiche. Gli strumenti normativi sono sufficientemente adeguati, l’anello debole è rilevabile in questa difficoltà di stabilire corretti rapporti di collaborazione tra regione/provincia e cacciatori nell’ottica di una adeguata gestione della fauna soprattutto in merito alle attività di contenimento.
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