La prima licenza di caccia la ricordo bene, avevo 21 anni, e presi la licenza incuriosita dai racconti di caccia di mio nonno Berto che nonostante da diversi anni per motivi di salute avesse attaccato il fucile al chiodo, continuava ad essere vivo in lui il germe venatorio.
Desideravo conoscere quel mondo ancestrale che lo appassionava tanto, e così decisi di provare curiosa di scoprire.
Mio padre Michele mi regalò il mio primo cane da caccia, "Furia" setter inglese tricolore di 7 anni, cane esperto, docile, instancabile .... semmai ero io l"ausiliario", è stata lei ad iniziarmi alla caccia; mi ha dato tante opportunità e soddisfazioni ... più passava il tempo più ci conoscevamo e più si stringeva l'intesa, quante avventure abbiamo passato insieme; la sua dipartita mi ha fatto capire quanto mi avesse dato:ricordi ed emozioni che restano; se qualcuno mi chiedesse quali erano le sue qualità, risponderei: la pazienza, l'attesa, e potrà sembrare assurdo ma la sua dote più grande la "professionalità".
Come prima licenza si rendeva necessario che fossi accompagnata da un cacciatore "esperto", mio padre aveva smesso da tempo ma per un figlio si fa questo ed altro, e così un po' mi accompagnava lui nella caccia alla penna e mentre per la caccia d'appostamento mi accompagnava l'amico Gianmarco.
ll mio primo giorno di caccia fu proprio per la preapertura, ricordo come ora che il giorno precedente ci recammo per campi a vedere dove avremmo la mattina seguente costruito il nostro appostamento, e lì incontrammo anche altri cacciatori e ci accordammo per rispettare le distanze . La sera, a casa, era talmente grande l'emozione che non riuscivo a prendere sonno, credo di aver dormito un paio d'ore, anche perché alle 4 avevamo già raggiunto la zona di caccia per assicurarci il posto, mentre avanzavamo nel buio della notte per raggiungere la postazione udivi qualche colpo di tosse o vedevi accendersi lievi bagliori che segnalavano la presenza e la posizione di altri cacciatori .
Faceva caldo, più che i primi di settembre sembrava luglio, le stelle brillavano alte nel cielo a rischiarare il buio profondo della notte, nell'attesa ogni uno era assorto nei propri pensieri si udivano solo i versi dei rapaci notturni. Man mano la notte lasciava posto ai primi bagliori del giorno, c'è stato un lungo attimo dove è regnato l'assoluto silenzio, come in un limbo, piano piano timidamente i cinguettii degli uccellini hanno annunciato l'inizio di un nuovo giorno, e l'inizio delle danze, i primi colpi di fucile in lontananza hanno risuonato nella valle come a risvegliarla da un lungo sonno; mi hanno colto impreparata con il vecchio Breda semiautomatico a molla ancora nel fodero, presa ancora a contemplare quel paesaggio "irreale". A fine mattinata il carniere non è stato dei più eccezionali, 7 tortore di cui due io, tante padelle, sbucavano dai lati più impensabili deviate dai tiri di altre postazioni, alle 11,00 avevo già finito le cartucce. Al ritorno mi attendeva il nonno impaziente di conoscere ogni particolare.
Ma la vera e bramata apertura fu la terza domenica di settembre . Da giorni, durante l'addestramento cani, io, il babbo e Furia scrutavamo e battevamo diverse zone alla ricerca dell'area ideale per il giorno dell'apertura e non solo in funzione della presenza di selvaggina ma anche alla ricerca di un'area non molto battuta in modo da cacciare con tranquillità. La sera la preparazione del necessario tutto in vista, dall'abbigliamento, alla posizione delle cartucce nella cartucciera, l'ultima pulita all'arma, la verifica dei documenti, tesserino venatorio, versamenti, porto d'armi e via a letto presto .
Notte insonne, un gran rufolio sotto le coperte per l'emozione, e così anche per Furia, la sentivo uggiolare sotto la finestra, pure lei impaziente sapeva e sentiva che era giunto il grande giorno.
Prima del far del giorno eravamo già nei pressi della "Cà del vento". I minuti che mancavano alla sciolta del cane non sembravano mai passare. Quando mancavano un paio di minuti si sente una prima fucilata in lontananza, forse il mio orologio è indietro o il suo avanti, e così slego il cane che parte a tutta velocita percorrendo in circolo il campo per poi accostarsi, agitando nervosamente la coda, ad una spinaia al margine della cresta di un calanco, si infila dentro mentre io rapidamente mi accosto, la vedo schiacciata, ferma, statuaria, tremante con l'occhio che scruta un po' avanti e un po' me, nell'attesa di un mio segnale.... "Vai Furia!!", parte, un maschio si invola sul lato opposto della spinaia , lo avvisto in volo ormai troppo lontano planare verso il fondo valle, mi rigiro verso Furia sconsolata di aver perso l'occasione, e mi accorgo che è di nuovo ferma, dietro suggerimento del babbo torno indietro alla ricerca di una posizione migliore che mi permetta di vedere più punti, non voglio farmelo sfuggire di nuovo, rilancio il segnale a Furia che prontamente dà lo sguffo al selvatico, e s'invola verso il campo una fagiana, sparo il primo colpo e la manco, il ricaricamento a molla mi scompone per un attimo, poi riesco a rimetterla in mira e il volatile è in caduta libera, non fa in tempo a cadere a terra che già Furia è su di lei la agguanta e me la riporta ai piedi in quel gesto d'intesa che lega indissolubilmente il cane da caccia e il cacciatore. |