Ripensando al mio primo anno di caccia, conclusosi solo qualche mese fa, posso sicuramente affermare che è stato un periodo pienissimo di soddisfazioni personali. Inizialmente, è stato un avvenimento “sentito” in famiglia, in particolare con mio papà e mio nonno, che fin dal primo momento si sono impegnati a trasmettermi non solo la loro passione, ma anche qualsiasi insegnamento potesse aiutarmi nella mia crescita personale.
Per me, che fin da piccola ero incantata e innamorata della caccia, diventare cacciatrice è stato il più grande obbiettivo che potessi raggiungere e un motivo di orgoglio personale. Ho messo tutto il cuore, tutto il tempo, tutto quello che avevo per arrivare ad ottenere ciò che volevo.
Quando mi è stato assegnato il primo capo da abbattere, molti erano scettici, pensavano che in qualche modo mi sarei fatta prendere dall'agitazione e che alla fine avrei rinunciato. Ora, ricordando quel momento, posso dire che non solo è stato il vero e proprio inizio della mia “carriera” come cacciatrice, ma è stato anche l’avvenimento più bello, che mi accompagnerà e resterà sempre nel mio cuore. Alla mia prima uscita, il 21 agosto 2013, accompagnata da mio papà Luca, da mia cugina Valentina e dal rettore della mia riserva Mauro, ho abbattuto un camoscio di prima classe. Non sapevo se avrei avuto il coraggio di sparare, finché non l’ho fatto.
L’emozione più bella è stata negli istanti seguenti all'abbattimento: l’adrenalina, l’agitazione e quella felicità strana che ti fa battere il cuore e tremare le mani. Ho versato qualche lacrimuccia, perché in quel momento mi sono sentita realizzata, ho reso orgoglioso chi ha sempre creduto in me e niente vale il prezzo di quei sorrisi sinceri e fieri che mi venivano rivolti. Tornata a casa sono stata festeggiata alla grande, come se fosse stato il mio compleanno e la cosa più bella è stato vedere riuniti tutti: cacciatori della mia riserva e di quelle vicine, parenti, amici, amanti della caccia e non, bambini, ragazzi e anziani. Durante quelle ore non c’era nessuna differenza di età e di idee, non ho sentito nessuno discutere per qualche dissapore passato, per qualche divergenza di idee. Penso che questo non sia successo perché festeggiavano me, perché sono l’unica donna nella mia riserva e una delle poche nel mio Altipiano, perché sono giovane e una delle mie priorità sono gli amici, ma perché la caccia dovrebbe essere così sempre e ovunque: un modo e un’occasione per condividere, stare in compagnia, imparare e conoscere.
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