Si fa un gran parlare, soprattutto negli ultimi tempi, degli incidenti di caccia, il più delle volte cavalcando l'onda di quelle che sono autentiche tragedie accidentali e utilizzando questi fatti come strumento di condanna alla caccia intera per la sua presunta pericolosità pubblica.
A fomentare certe campagne mediatiche ci si mettono di solito le più note associazioni anticaccia pubblicando dati che molto spesso mancano di chiarezza e non specificano le vere cause degli incidenti mortali. La Lac parla di 31 morti nel 2008 (di cui 10 per infarto e 1 causata da un cinghiale), per cui in realtà i morti per incidente vero e proprio sarebbero 20, mentre il sito Caccia il cacciatore ne azzarda addirittura 47 ma si guarda bene dal specificarne data, luogo e cause. Tralasciando queste fonti poco attendibili e considerando che le effettive morti causate dalla caccia di media ogni anno non superano le 30 unità, compreso gli incedenti di tipo fortuito (come potrebbero ad esempio capitare a chi va a sciare o a fare parapendio) ci si può rendere conto immediatamente che siamo di fronte a un luogo comune da sfatare.
Dati statistici alla mano ci si accorge di come sia lampante che le vere emergenze siano ben altre, anche se forse si tratta di tipologie di morte a cui ci si è man mano assuefatti.
Secondo quanto fornito dal Censis il dato che emerge su tutti è quello delle morti sul lavoro: 1170 nel 2007, addirittura il doppio delle morti violente, una categoria che ricordiamo contiene in minimissima parte le morti accidentali causate dalla caccia. Nel 2008 la situazione non è migliore, si è raggiunta quota mille al 13 dicembre e sembra non migliorare anche nel 2009: basti pensare che dall'inizio dell'anno (in poco più di 10 giorni) le morti bianche sul lavoro ammontano purtroppo gi�a 35. Confrontando gli indici di frequenza forniti dall'Inail per il triennio 2003 – 2005, si può notare inoltre che gli incidenti sul lavoro coinvolgono il 30 per cento degli occupati ogni anno. E se morire sul lavoro sembrerà a qualcuno un rischio da correre, come metterla con gli incidenti domestici? Secondo le stime dell'Osservatorio epidemiologico dell'Isplels gli incidenti domestici coinvolgono 4 milioni e cinquecento italiani, uccidendone ben 8 mila l'anno.
E le morti sulle strade?
Anche qui il bilancio è disgraziatamente significativo. Il numero di incidenti totali in Italia ammonta a 122.254 (in calo del 9 per cento rispetto al 2007). Numeri esorbitanti se paragonati alle altre cause di morte. Nel 2006 i morti sulle strade sono stati in totale ben 5.669, un vero e proprio record europeo (Regno Unito, Francia e Germania non superano i cinquemila morti). Il rapporto rispetto alle morti violente in questo caso sale a 8 a 1.
E allora, poiché a giorni i soliti sciocchi, che sono quattro gatti ma hanno a dispozione megafoni incredibili, ritorneranno alla carica con gli inviti a farla finita con i “massacri umani” della caccia (pensate che c'è un'associazione che si chiama “cacciailcacciatore”, che in tre quattro anni è riuscita a registrare sul suo sito si e no cinque o sei testimonianze di adesione, ma che ancora trova qualche organo di stampa che gli dà credito), cerchiamo di avere la risposta pronta. Eccola.
Premessa: anche un solo ferito è per noi una tragedia che non dovrebbe accadere, ma....questa è la realtà:
Decessi per incidenti di caccia, stagione 2008-2009
(al 3 gennaio 2009, reali, certificati dalla LAC, Lega Anti Caccia) |
20
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Decessi per incidenti sul lavoro
(Dal 1 al 15 gennaio 2009)
(dal 1 gennaio 2008 al 13 dicembre 2008)
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35
1.000
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Decessi per incidenti domestici
(su 4 milioni di denunce all'anno) |
8.000
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Decessi per incidenti su strada nel 2006 |
5.669
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