"La caccia tutto l’anno non esiste perché lo impedisce proprio la normativa europea cui ci vogliamo adeguare", Un comunicato di Cncn (Comitato Nazionale Caccia e Natura) fa luce rispetto alle modifiche introdotte al Senato.
"All’attuale calendario - si legge nel testo - si aggiungerebbero eventualmente al massimo altri 30 giorni all’anno, 20 a febbraio e 10 ad agosto, per un totale di 12 giornate dato che si caccia 3 volte la settimana.
Chi continua a ripetere le formule "caccia no limits" e "caccia tutto l'anno" lo fa quindi strumentalmente. Il divieto di cacciare negli altri mesi: marzo, aprile, maggio, giugno e luglio, - spiega Cncn - quindi il divieto a praticare una “caccia tutto l’anno”, è stabilito e garantito dall’Unione Europea attraverso i tre provvedimenti in materia: la Direttiva Uccelli, i key Concepts del Comitato Ornis della Commissione Europea e la Guida interpretativa della Direttiva.
Tre documenti che garantiscono che i calendari di caccia si fondino sul criterio del rispetto dei periodi di nidificazione, migrazione e riproduzione delle singole e differenti specie di animali. Ecco perché non si potrebbe mai cacciare tutto l’anno. Infatti, ribadisce il Comitato Caccia e Natura, in tutta Europa è già così: il calendario per specie e per decadi è già adottato da anni in tutti i paesi europei.
"L’Italia è l’unico paese che ha ancora un calendario meramente cronologico che non tiene conto delle differenti caratteristiche delle singole specie. Esempi: in Inghilterra e Irlanda il colombaccio è considerato un nocivo e non è soggetto a limite, mentre in Francia si caccia per tutto marzo, in Austria si caccia la tortora dal 16 agosto al 31 gennaio. Con l’articolo 43 ad esempio in Italia per alcune specie come il germano reale, il periodo di caccia non aumenterebbe, bensì si ridurrebbe con chiusura a metà gennaio".
Nessun pericolo si corre poi nell'ambito della tutela delle specie, vi è anzi, una doppia garanzia: i livelli delle popolazioni e l’esclusione dei mammiferi. Le regioni devono determinare il nuovo calendario venatorio per ogni specie in base a studi periodici obbligatori sulle popolazioni animali, finalizzati a individuare eventuali sovraffollamenti. E’ sulla base di questi dati che le regioni devono fare il nuovo calendario, il quale dovrà ricevere il parere preventivo dell'ISPRA, da cui le regioni sarà difficile che si distacchino. L’eventuale estensione del periodo di caccia vale solo per gli uccelli e non riguarda in ogni caso i mammiferi, fatta eccezione per i cinghiali, i quali hanno una densità tale da danneggiare gravemente l’agricoltura.