Marco Bigozzi, trentaquattrenne di Foiano della Chiana (AR) la caccia la conosce bene. Oltre a praticarla, in tutte le sue più variegate forme, la vive dall'interno all'ufficio caccia della Regione Toscana, dove lavora dal dicembre del 2009.
Studente di Scienze Politiche all'Università degli Studi di Siena, trova il tempo anche per i suoi tanti hobby: computer, libri, sport, pesca, viaggi, cinema e la caccia, ovviamente. “Emozioni, fatica, riscoperta delle tradizioni, conoscenza della natura degli animali e degli uomini” Per Marco andare a caccia “non è sparare e non è uccidere, andare a caccia è vivere in un mondo che non esiste più e che ogni volta rivive nelle giornate di caccia. E' sentirsi tutt'uno con la natura, sentire di farne parte e di giocare un ruolo molto importante nell'equilibrio delle specie che possa consentire una convivenza positiva tra uomo e fauna selavtica”.
Aderendo alla nostra iniziativa rivolta al futuro della caccia italiana, ci spiega che l'unico modo per valorizzarla come si deve è quello di riformarla profondamente. E' tutta una questione di coraggio, ci spiega con un saggio articolato che riproponiamo negli stralci più significativi, quel coraggio che solo i giovani possono avere e che “nasce dall'incoscienza, da non sapere cosa comporta portare avanti progetti innovativi”, ma capace di avere effetti dirompenti all'interno di quello che chiama “un sistema autoreferenziale e sclerotizzato”.
La caccia ha bisogno di queste giovani menti, libere da “misere rendite di potere”, o di “piccole e grandi poltrone da occupare”, osserva Bigozzi. Un coraggio onesto, che non conosce nepotismi, favoritismi o corporativismi di maniera: “un coraggio consapevole del cambiamento che la nostra società sta attraversando in termini di mezzi di comunicazione, di ritmi e stili di vita quotidiana profondamente cambiati, di modi di pensare e di impegnarsi completamente nuovi, di tradizioni antiche che per restare vive devono adeguarsi al presente e non vivere solo in funzione dei ricordi. Un coraggio che possa anche permettersi di sbagliare, migliorarsi, addirittura tornare sui suoi passi e cambiare di nuovo. Tutto questo è racchiuso in ognuno dei giovani che oggi hanno voglia di mettersi in gioco nel settore venatorio, solo una persona libera dalle lobby e con molti anni di fronte a se può garantire il coraggio di cui vi ho parlato”.
Lo scenario venatorio italiano però è ancora in parte lontano da questa prospettiva e la colpa non è solo dei nostri antagonisti. “Siamo di fronte alla fiera della occasioni mancate” scrive Marco. “Se i più “vecchi” ed esperti cacciatori sapessero sfruttare, formare ed indirizzare le nuove generazioni – spiega - rendendole consapevoli delle proprie tradizioni e dei propri valori, ma anche forgiando dei protagonisti attivi del futuro della caccia in Italia, non ci troveremmo di fronte alla pessima immagine di cui il cacciatore oggi gode nella nostra società”.
La caccia insomma soffre di una sorta di immobilismo, tanto che sembra che nulla possa muoversi verso la valorizzazione di questa nobile attività. “Questo non far nulla per uscire dai falsi luoghi comuni del cacciatore come sparatore o peggio come killer della fauna – sottolinea - è il più grande regalo che il mondo venatorio possa fare nei confronti di quelle frange, minoritarie, di ambientalisti della domenica”.
Parte della colpa è chiaramente delle associazioni venatorie, che “da anni sono incapaci non solo di rinnovarsi generazionalmente parlando, ma continuano ad offrire una spettacolo davvero pessimo restando disunite e spesso in polemica tra di loro”. La soluzione? “Solo un unico soggetto associativo potrebbe ridare dignità, credibilità, forza e speranza ai tanti giovani e a tutti i cacciatori in genere, oltre ad avere un potere contrattuale verso le istituzioni preposte senza paragoni con la situazione attuale”.
“Non ho solo parole polemiche nel mio animo – rassicura gli amici cacciatori che lo leggeranno su BigHunter - mi piace continuare a pensare (forse da solo?) che attraverso i giovani si possa ancora cambiare questo stato di cose e che i primi a dover fare un passo indietro per farne fare due avanti alla Caccia nel suo complesso possano essere proprio quei signori che tentano in tutti i modi di stare incollati alle loro poltrone e che vedono davanti ai loro occhi il futuro che pass veloce.”
“Quale più grande soddisfazione per un padre può essere – osserva ancora Marco - vedere continuato il proprio lavoro, essere consapevole che i propri sacrifici e le proprie battaglie non sono state vane e poter assistere allo svilupparsi ed al crescere di ciò che per anni ha faticosamente costruito. Io credo che sia questo che i giovani cacciatori stiano urlando nel loro silenzio a gran voce verso i loro “padri”.
Si tratta di agire, qui ed ora. “Chi di dovere è pregato di fare un cenno, di battere un colpo, altrimenti tutto il patrimonio di tradizioni e di fatiche che tutti gli attori del mondo venatorio hanno sostenuto per far si che la figura del cacciatore possa essere vista come risorsa anziché problematica da risolvere, verrà vanificato. Si tornerà alla caccia d’elite, a quella per censo, dove chi potrà pagare si godrà le belle delle riserve di caccia, mentre tutti gli altri appassionati che arrivano alla fine del mese senza troppi fasti, dovranno rassegnarsi a sparare a sagome di legno o piattelli colorati”.
Vai alla sezione BigHunter Giovani