Valerio Carrara, senatore e responsabile del Dipartimento Caccia del Pdl, è uno dei personaggi più agguerriti e determinati della scena politico – venatoria nazionale. Nato e cresciuto a Oltre il Colle (Bergamo), dove ha mosso i suoi primi passi anche da politico (prima come consigliere poi come sindaco), doppia laurea (in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche e in Farmacia), è senatore dal 2001.
A lui va il merito di aver portato in Parlamento i problemi dei cacciatori grazie alle numerose interrogazioni e interpellanze mirate a restituire a caccia e cacciatori una dignità spesso calpestata, ad indagare sulle violazioni delle guardie venatorie e a fare luce sui finanziamenti elargiti alle associazioni animaliste e anticaccia e altro ancora. Un impegno che il senatore bergamasco vive soprattutto da cacciatore. Questa è la dimensione che emerge dall'intervista che il senatore ha rilasciato a BigHunter in esclusiva.
Cacciatore dall'età di 16 anni (preferisce la selvaggina nobile di montagna e, quando c'è il passo, la beccaccia) ha “militato” nel mondo associazionistico, prima in Federcaccia (presidente di sezione, capozona, consigliere e vicepresidente provinciale, consigliere nazionale) e attualmente da presidente onorario dell'Associazione Cacciatori della Lombardia, contemporaneamente il suo impegno si è allargato alla politica e concretizzato soprattutto nell'attuale legislatura. Ha firmato 4 disegni di legge in materia venatoria (modifica della 157/92 e depenalizzazione reati venatori minori), 8 le interrogazioni a risposta scritta e infine un ddl in preparazione per l'istituzione nel nostro ordinamento del reato di ostruzionismo nell'esercizio della pratica venatoria.
Una frenetica attività che spiega così: “Dobbiamo aver considerazione per l'importanza economica, sociale ed ambientale che oggettivamente caratterizza l'attività venatoria e l'impegno dei cacciatori per la gestione della fauna e del territorio. Dobbiamo porre un freno ad azioni ostruzionistiche che, purtroppo, ancora vengono partorite in modo preconcetto da un mondo animal-ambientalista incapace di riconoscere i veri problemi dell'ambiente e soprattutto di affrontarli in modo concreto. Da cittadino e da cacciatore mi spiace constatare che mentre in Francia ed altrove si compiono passi istituzionali verso una giusta collocazione della caccia nel contesto sociale, nel nostro Paese non si riesce nemmeno a recepire razionalmente e serenamente le direttive comunitarie in materia, così come ha dimostrato la vicenda della legge Comunitaria in Parlamento”.
Certo c'è ancora molto da fare, ma allora, gli chiediamo noi, perchè le forze che si erano dichiarate favorevoli alla riforma della 157, non hanno ancora dato risposte concrete agli impegni presi? “Nel programma di Governo è prevista l'armonizzazione della legge 157/92 per adeguarla all'Europa. - risponde Carrara -. Il Governo, i Ministri interessati e i parlamentari della maggioranza, hanno il dovere di mantenere gli impegni presi con i propri lettori. Il Presidente Berlusconi è stato molto chiaro al riguardo nel voler realizzare il proprio programma. Non sarebbe male, ogni tanto, ricordarlo anche a qualche collega che pare esserselo dimenticato”. Questa situazione grottesca molto ha a che fare con l'opinione ostile nei confronti della caccia, spesso frutto, spiega il senatore, “di campagne mediatiche a senso unico, senza un contraddittorio, portate avanti dai media, sollecitate dalle lobby animaliste, ambientaliste e anticaccia che imperversano nel nostro paese, a cui purtroppo non fa riscontro nessuna reazione significativa da parte delle Associazioni Venatorie maggiormente rappresentative, documentando anche scientificamente il nostro operato”.
Una immobilità da cui forse si può uscire – chiediamo - con l'annunciato rilancio del rapporto fra associazioni Face e Parlamento, che dovrebbe prendere corpo a partire da settembre? “A condizione che diano quei risultati concreti che il mondo venatorio da tempo attende” risponde Carrara. Ovvero “quella politica del fare che in altri settori ha conseguito risultati concreti per diverse categorie e che ora deve essere proficuamente dedicata anche alla caccia, al suo rilancio ed alle relative riforme. Sinora ho assistito e partecipato ad incontri dell'Intergruppo. Mi pare sia giunto il momento di passare ai fatti oppure prendere atto della poca incisività per rilanciarlo con altri obbiettivi o scioglierlo definitivamente”.
Un'opinione di come andranno le cose per
la riforma, ancora arenata in Commissione ambiente al Senato, Carrara se l'è fatta. “Nonostante l'impegno profuso in Commissione dal mio collega
Senatore Orsi, obbiettivamente, non sono ottimista come ero all'inizio dei lavori. Siamo stati invasi da
migliaia di emendamenti (prettamente ostruzionistici) posti dall'opposizione, emendamenti tesi a svuotare di contenuto le nostre buone intenzioni. Penso che a questo punto si debbano trovare
strade alternative per portare a compimento la modifica auspicata. Ci stiamo lavorando”.
La parola d'ordine ora è unità. Un imperativo sia per i cacciatori, che devono – dice - essere uniti e coesi nel richiedere nelle loro rispettive associazioni, di fare fronte comune in quanto portatrici di interessi convergenti rispetto alle forze politiche e ai Ministeri di riferimento ed evidenziare tutto quello che viene fatto da ogni cacciatore per la tutela del territorio. Finirla insomma, fa notare il Senatore, con questa “guerra tra i poveri” fatta per tutelare le rispettive rendite piuttosto che gli interessi dei propri iscritti. In tal senso Carrara auspica al più presto “una unione federativa delle Associazioni Venatorie che, pur mantenendo le rispettive identità, abbia un obbiettivo comune; portare avanti le ragioni del pianeta caccia e del mondo venatorio”.
Deroghe, tasto dolente soprattutto in Lombardia... “Ci sono delle
difficoltà di natura politica in seno alla maggioranza – spiega Carrara - che mi auguro vengano superate nei termini utili per legiferare entro la fine di questo mese.
Purtroppo la situazione in Lombardia sta precipitando, pare che su insistenza della Lega, già in Commissione, l'iter della legge non prosegua. Mi riservo di esaminare direttamente la questione prima di fare una valutazione politica su quanto accaduto”.
Incertezze, che in alcune regioni sono giustificate con le novità della Comunitaria, di cui a volte si cerca di fare un uso strumentale. “Deve essere chiaro a tutti – spiega - che quanto abbiamo approvato in Senato non è in contrasto con la normativa europea ,anzi la supporta ed adegua ad essa quella italiana. Forse è finito il tempo delle sanzioni europee e dei vari ricorsi al TAR, visto che le Regioni saranno finalmente legittimate a legiferare seguendo i dettami europei”.
Di fronte ad una tale situazione ci vuole una ricetta rinvigorente. “Bisogna – dice Carrara – rivendicare il proprio diritto di esistere”. Come? Miscelando ingredienti importanti come “identità, orgoglio e passione” e condendoli con “unità di intenti”, ma soprattutto “campagne informative tese a far capire chi realmente siamo e cosa vogliamo fare nel rispetto delle leggi in materia”.
Per questo sarà necessario coinvolgere gli amici agricoltori. “Senza l'agricoltura – spiega - la caccia non esisterebbe, quindi, maggior rispetto reciproco tra mondo agricolo e mondo venatorio ma anche maggiore coesione e sostegno reciproco. Da un lato volto ad incentivare colture che consentono lo sviluppo di selvaggina autoctona, dall'altro un responsabile utilizzo di anticrittogamici e fertilizzanti che con un uso improprio possono danneggiare la salute dell'uomo e dell'ambiente”.
E
con gli ambientalisti può esserci un dialogo? “Forse con la parte meno integralista ci si potrebbe confrontare ma finora di ambientalisti, di animalisti e di anticaccia che vogliono venire incontro al mondo venatorio e confrontarsi con pari dignità non ne ho mai trovati”.
Ed infatti proprio a scoprire ciò che può nascondersi dietro al mondo ambientalista sono rivolte le interrogazioni di Carrara. Abbiamo chiesto al Senatore se si è fatto un'idea rispetto al fenomeno dei finanziamenti. “Penso che potremmo trovarci di fronte a
cifre importanti – risponde -.
Stiamo parlando con una stima in difetto di milioni di euro. Se poi sommassimo tutti i benefici a livello comunale, provinciale, regionale e nazionale, allora dovremmo parlare di miliardi di euro. Quello che mi chiedo è quanti di questi "soldini" siano veramente destinati all'ambiente ed agli animali e quanti siano invece utilizzati per
sostenere le spese ed i costi fissi delle oltre 45 associazioni animal- ambientaliste ed anticaccia esistenti in Italia. Un dato su tutti: solo Federparchi dichiara un volume di affari di oltre un miliardo di euro”.
GI CF
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