A soli 32 anni è uno dei più giovani assessori regionali attualmente in carica. Laureato in agraria a Torino, imprenditore agricolo e consigliere (comunale e provinciale) a Cuneo nelle file della Lega Nord, Claudio Sacchetto oggi amministra il settore Agricoltura, Caccia, Pesca e Tutela Faunistica in una delle regioni più popolose e ricche d'Italia. Recentemente si è speso a favore della caccia e dei cacciatori sostenendo pubblicamente le dichiarazioni del Ministro Galan contro la Brambilla, accusata di arrecare “un danno incalcolabile” all'economia per i suoi continui attacchi alla caccia.
Anche per Sacchetto la misura è colma: “è arrivato il momento – ha dichiarato l'assessore - di smetterla con speculazioni e appelli urlati. Nel rispetto delle regole la caccia rappresenta, oltre che una tradizione millenaria, una risorsa importante per la Regione Piemonte, un settore che va valorizzato e sostenuto in ogni aspetto”. “Credo sia importante – ha aggiunto in quell'occasione Sacchetto - che si crei un movimento d’opinione alternativo a quello pseudo-animalista che esprima una posizione di buonsenso che non criminalizzi i cacciatori e soprattutto riconosca a questa nobile ed antica arte il rispetto che merita”. Abbiamo chiesto all'Assessore di spiegarci nel dettaglio il suo punto di vista e quali sono gli elementi importanti per la caccia nella sua Regione.
“Vedo la caccia come una nobile arte – ci risponde - , contraddistinta, da noi come altrove, da una certa storicità. Se da un lato bisogna realisticamente prendere atto della diminuzione, con il trascorrere degli anni, del numero dei cacciatori, dall’altro si registrano molte adesioni all’attività venatoria da parte di giovani appassionati. E’ fondamentale ricordare sempre l’utilità e la funzione rilevante della caccia nell’opera di contenimento delle specie selvatiche e, di conseguenza, l’importante ruolo che ricopre nella tutela dell’agricoltura”.“I cacciatori – continua - insieme agli agricoltori, rappresentano le prime sentinelle per quanto concerne la tutela ambientale. Non bisogna dimenticare inoltre il ruolo sociale dell’attività venatoria. A volte emergono, è doveroso sottolinearlo, situazioni non piacevoli, ma per fortuna queste casistiche rappresentano un numero davvero ridotto”.
E il rapporto tra cacciatori, agricoltori, ambientalisti e società come pensa vada articolato?
“Non mi stancherò mai di ripetere – spiega - che il rapporto tra cacciatori e agricoltori deve diventare con il tempo sempre più stretto, rappresentano le due facce di una stessa moneta. Per quanto concerne gli altri attori della società è importante che anch’essi comprendano il ruolo dell’attività venatoria la quale, se svolta entro i parametri imposti dalle norme, si traduce in un importante fattore per mantenere gli equilibri di fauna e flora”.
La società contemporanea, sempre più distratta, affronta spesso l'argomento caccia da un punto di vista più emotivo che razionale. Lei, chiediamo all'Assessore, pensa che sia possibile dare una giusta informazione di cosa è la caccia oggi e dei suoi aspetti benefici per il territorio e la società? Cosa si sente di suggerire ai cacciatori, affinchè riescano a raccogliere maggiore attenzione e consensi?
La comunicazione per l'Assessore è un aspetto fondamentale. “E’ importante – sostiene - informare meglio, in modo completo ed esauriente, tutta la società sul ruolo fondamentale ricoperto della caccia. Si deve fornire, mediante un buon apparato organizzativo, una sufficiente quantità di informazioni di qualità”. Poi ecco l'approccio del trentenne rampante, dell'imprenditore e del politico di nuova generazione: “i mezzi di comunicazione tradizionali aiutano ma – ci dice - serve una nuova idea: in questa direzione si inserisce la mia volontà di dar vita alla festa regionale del cacciatore; un momento di aggregazione, ma soprattutto una grande opportunità per trasmettere l’immagine della caccia e dei suoi protagonisti”.
Da tempo in Parlamento si prova con scarso successo ad aggiornare la 157/92. Lei – gli chiediamo - cosa si sente di raccomandare?
“Ciò che tengo a sottolineare a questo riguardo – argomenta Sacchetto - è un orientamento di tipo generale sulla questione: sarebbe profondamente necessario che i punti della legge 157/92 garantissero una maggiore flessibilità nella gestione complessiva dell’attività venatoria”.
Già ma per far sì che le cose funzionino secondo il modello europeo ci vuole un passo ulteriore. Nel nostro Paese la ricerca scientifica applicata è da molti ritenuta inadeguata rispetto alle esigenze, soprattutto per quanto riguarda il tempestivo ed esauriente aggiornamento dei dati sulla fauna migratoria.
“Anche in questo frangente – risponde - il mondo venatorio si ritrova costretto a dover pagare un alto prezzo a causa di una visione eccessivamente emotiva e troppo poco razionale da parte di alcuni settori. Anche in questo caso, quindi, l’unica ricetta per superare le difficoltà è rappresentata da una maggiore elasticità ed un incremento della rapidità di azione”.
Si fa un gran parlare dell'applicazione o meno delle deroghe, previste dalla Direttiva comunitaria 79/409. In particolare il Veneto è preso a riferimento per la sua puntuale applicazione in risposta alle sollecitazioni di parte agricola e venatoria. L'Assessore che ne pensa?
“Giusto – dice - sottolineare la puntualità del Veneto, è però altrettanto importante evidenziare che la Regione veneta spesso è soggetta a richiami da parte dell’Unione Europea. L’ideale ritengo sia rimanere sempre all’interno delle disposizioni tracciate dalla legge”.
“I cacciatori piemontesi – aggiunge al termine dell'intervista - devono avere fiducia nel lavoro che stiamo portando avanti. Stiamo operando intensamente per permettere ai cacciatori di poter cacciare come nelle altre regioni italiane. Il nostro obiettivo è di raggiungere risultati importanti entro la fine del 2011 ”.