Giulio De Capitani, Assessore leghista all'Agricoltura e alla Caccia in Lombardia, nasce ad Olginate nel 1946. Architetto di professione, vanta una lunga carriera politica, con tanto di gavetta nella società civile (parte consigliere comunale nella sua Olginate nel 1975 fondando un gruppo civico indipendente che resiste per tre mandati) e convinta militanza nella Lega Nord, a cui aderisce nel 1993.
Fino al 1997 ad Olginate ricopre il ruolo di capogruppo per la Lega Nord nella Comunità Montana Lario Orientale, è poi capogruppo in Consiglio provinciale e membro delle Commissioni Territorio e Lavori pubblici, nonché segretario provinciale della Lega Nord e membro del direttivo provinciale del partito. E’ stato Assessore ai Lavori Pubblici e al Patrimonio al comune di Lecco (dal 1997 al 2005) e ha ricoperto la carica di presidente del Consiglio regionale nella VIII Legislatura (da luglio 2008 fino al 2010).
Anche se quest'anno i cacciatori lombardi non hanno ottenuto il provvedimento tanto sospirato sulle deroghe, l'Assessore De Capitani si è spesso esposto in prima persona per rispondere alle esigenze della caccia lombarda, favorendo per esempio l'approvazione di una proposta, ora inviata al Parlamento, per regolamentare la caccia in deroga secondo i dettami europei, al fine di assicurare finalmente l'esercizio del prelievo alla piccola migratoria al riparo da ricorsi animalisti. Nella stessa direzione va il lavoro dell'osservatorio regionale, nato per raccogliere dati certi sulla consistenza faunistica. Nell'intervista che segue, l'Assessore De Capitani spiega il suo punto di vista sull'attualità venatoria lombarda.
Assessore De Capitani, come vede la caccia oggi? E come pensa debba essere articolato il rapporto tra cacciatori, agricoltori, ambientalisti e società in genere?
Se esercitata nel rispetto della legge e delle Direttive la caccia é un patrimonio delle nostre tradizioni. Credo che il comune denominatore e il comune interesse di tutti i cittadini siano il rispetto e la tutela dell'ambiente, di cui i cacciatori sono le prime sentinelle. Al di là dei pregiudizi che sulla caccia innegabilmente esistono, penso che la fattiva collaborazione delle componenti sopra citate sia indispensabile per cercare di preservare quel che resta del nostro ecosistema, già profondamente compromesso dalle politiche miopi degli scorsi decenni”.
La società contemporanea, sempre più distratta, affronta spesso l'argomento caccia da un punto di vista più emotivo che razionale. Lei pensa che sia possibile dare una giusta informazione di cosa è la caccia oggi e dei suoi aspetti benefici per il territorio e la società? Come?
Il compito di Regione Lombardia è, ovviamente, quello di consentire il corretto esercizio della caccia, nel pieno rispetto di tutte le previsioni legislative vigenti. Credo stia anche ai cacciatori "riscattare" questa attività presso l'opinione pubblica evidenziando i valori positivi che essa rappresenta.
Da tempo in Parlamento si prova con scarso successo ad aggiornare la 157/92. Lei cosa si sente di raccomandare? Quali sono secondo lei i punti della legge che andrebbero comunque modificati?
Una domanda di stretta attualità per la Lombardia visto che lo scorso 15 marzo il Consiglio regionale ha approvato, su iniziativa della Giunta, una proposta di legge alle Camere che modifica gli articoli 4 e 19 bis della legge 157/92. Le modifiche proposte si sostanziano nell'esatta trasposizione dei contenuti della "direttiva europea uccelli" nella legge nazionale.
In Italia, la ricerca scientifica applicata è da molti ritenuta inadeguata rispetto alle esigenze, soprattutto per quanto riguarda il tempestivo ed esauriente aggiornamento dei dati sulla fauna migratoria. Lei cosa ne pensa?
La Regione Lombardia ha un proprio Osservatorio ornitologico preposto al monitoraggio delle specie. Per quanto riguarda i dati, in particolare per il calcolo delle piccole quantità prelevabili in deroga, è innegabile che esiste un problema nella loro determinazione. Basti pensare che l’ultimo parere di Ispra in tal senso risale al 2005. Per altro, proprio nell'ambito delle modifiche proposte alla legge 157/92, è stato introdotto un principio in base al quale, in assenza dell'espressione di Ispra, le regioni possono ricorrere ad altri soggetti accreditati per poter ottenere i dati che costituiscono la base di calcolo.
Si fa un gran parlare dell'applicazione o meno delle deroghe, previste dalla Direttiva comunitaria 79/409. In particolare il Veneto è preso a riferimento per la sua puntuale applicazione in risposta alle sollecitazioni di parte agricola e venatoria. Lei cosa ne pensa?
L'argomento è molto dibattuto. Segnalo peraltro che sulla stessa materia ci sono marcate differenze rispetto agli orientamenti dei Tribunali amministrativi regionali di regioni diverse. Peraltro il Tar del Veneto si è espresso solo sulla richiesta di sospensiva, negandola, ma non ancora nel merito della delibera della Giunta regionale del Veneto. Staremo molto attenti alle determinazioni al riguardo.