E' allarme da parte delle associazioni animaliste di mezzo mondo per l'emergenza bracconaggio in Africa ai danni di centinaia di elefanti. A quanto pare solo nel mese di febbraio in Camerun sono stati uccisi illegalmente più di 200 esemplari all'interno del Parco nazionale di Bouba Ndjida. Secondo i dati del Wwf in Africa il numero degli elefanti uccisi ogni anno arriverebbe a 12mila. I dati della ong Traffic, certificano l’abbattimento di 2.500 esemplari (pari a 23 tonnellate di avorio).
La ragione quindi è il commercio dell'avorio, materia prima di grande valore sul mercato nero. Si tratta di bande di ex guerriglieri armati che agiscono con tanto di kalashnikov, abbattendo in poco tempo decine di esemplari per poi prelevare le zanne direttamente sul posto.
Ciò purtroppo dimostra anche che gli appelli ai governi da parte delle associazioni non governative, da anni impegnate su questo fronte, poco o nulla può fare di fronte all'allettante bottino che permette facili guadagni (soprattutto in una terra, come è quella africana, martoriata da guerre cruente e senza fine).
E' un dato di fatto, emerso anche durante il simposio mondiale Wfsa svoltosi nel 2009 in Namibia, che questo fenomeno è in netto calo in quelle zone dove gli abbattimenti sono permessi e regolati da un sistema virtuoso che permette il controllo faunistico e allo stesso tempo, grazie anche al turismo venatorio di lusso, l'investimento di risorse economiche direttamente nella salvaguardia della fauna minacciata, passando anche da una più ferrea vigilanza antibracconaggio. Sarebbe utile anche modificare la regolamentazione sul commercio di avorio e altri prodotti di origine animale, in modo da abbattere o ridurre considerevolemente il campo d'azione del mercato nero.