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News NaturaAntiche ricette, orrore tra gli animalisti martedì 3 aprile 2012 | | La vicenda del ruspante Bigazzi, allontanato dalla Rai perché aveva raccontato di quando in tempo di guerra si mangiavano comunemente i gatti del vicinato, è rimasta nella mente di molti come monito dei limiti invalicabili sulla sensibilità comune in fatto di animali. Ma è davvero diventato un tabù parlare dei piatti della tradizione oggi scomparsi perché basati su fauna di cui oggi è vietata la cattura e la vendita? Parlarne, checchè se ne voglia dire, equivale a ricordare, ad esaminare il nostro vissuto e a non dimenticare ciò che siamo stati. Non certo a istigare a comportamenti proibiti.
Che sia poi addirittura un funzionario UE ad inciampare su questo equivoco, ci pare davvero troppo. Maria Damanaki, Commissario Ue per la pesca ha realmente scritto al notissimo Andrea Camilleri, rimproverandogli di far mangiare al protagonista un piatto proibito: la pasta condita con la “nunnata”, inaccettabile secondo la Damanaki, visto che la nunnata altro non è che il novellame di pesce, ultra protetto dalle norme Ue. Ma allora, seguendo questo principio folle, i romanzieri dovrebbero mettere un freno alla loro fantasia e descrivere, codice civile e penale alla mano, solo tutto ciò che è permesso fare?
In questi giorni è uscito, sommerso subito dalle polemiche animaliste, il libro Ricette proibite, di Tebaldo Lorini, edizione Polistampa - Firenze. Anche qui vi si trovano suggerimenti culinari oggi improbabili: cosce di volpe, cicogne arrosto, porcospini al sugo, cigno con le arance, spezzatino di tasso e perfino ragù di corvo. Molti inorridiscono solo all'idea ma l'intento di Lorini, studioso del folklore toscano, è quello di imprimere nelle nostre memorie gastronomiche, ormai intaccate da fast food di ogni genere, elementi di una tradizione ormai dimenticata, che faceva di necessità virtù, trasformando in deliziosi piatti anche le carni più indigeste.
Non bisogna poi dimenticare che ciò che mangiamo oggi è solo la fotografia di un costume culturale che continua a mutare nel tempo e la differenza tra i diversi animali, mangiabili e non, è solo una convenzione sociale. “Chi ha detto che certi animali si possono mangiare e altri no? - dice Lorini - Le leggi in materia sono diverse da paese a paese, come lo sono del resto usi e costumi, storia e tradizioni. Il gusto cambia anche col passare del tempo, e oggi alcune ricette sono un classico da pranzo domenicale mentre altre non possono essere neanche nominate”. Insomma, un po' di obiettività e un briciolo di senso dell'ironia in più a questi animalisti bacchettoni non farebbe male ogni tanto.
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