Procede fra uno sfacelo e l'altro la valanga che sta travolgendo i partiti, non solo dismessi ma ancora attivi, a causa dell'incauto utilizzo dei fondi pubblici percepiti per rimborsi elettorali. Rimborsi che peraltro, almeno per qualcuno, non corrispondono alle spese realmente sostenute, se dal 1994 (anno in cui gli italiani decisero al larga maggioranza di abrogare la legge sul finanziamento ai partiti) a fronte di 700 milioni di euro documentati, lo Stato ha complessivamente erogato due miliardi e settecento milioni di euro.
Non si capisce come mai, poi, che anche partiti non più rappresentati in Parlamento abbiano continuato a ricevere fior di quattrini di cui spesso si sono perse le tracce. A seguito di questo terremoto, grazie anche alla ricerca di temerari segugi, stanno emergendo molti aspetti di un andazzo che a dir poco lascia perplessi.
Fra i rimborsi spese percepiti dai partiti, si viene a sapere per esempio ("Il naufragio della ragione", di Diego Pascale, www.publice.it/stralci libro.pdf ), che anche i Verdi, pur non avendo più rappresentanti in Parlamento (gli ultimi furono quelli del raggruppamento "Insieme con l'Unione/Verdi" al Senato e Federazione dei Verdi alla Camera, eletti con Prodi nel 2006 e decaduti nel 2008) ", hanno continuato per un po' a ricevere rimborsi. Rimborsi, si fa per dire, perchè in cinque anni, fra Camera e Senato, (Elezioni 2006, dati ufficiali Corte dei Conti), a fronte di spese documentate per quattro milioni e settecento mila euro, se non andiamo errati, hanno incassato oltre tredici milioni e trecentomila euro.
Con un margine netto positivo di otto milioni e seicentomila euro. Siamo andati a vedere sul sito del Partito (www.verdi.it), ancora vivo e vegeto, ma non siamo riusciti a trovare traccia di questi soldi e di come siano stati impiegati. Saremmo comunque felici di averne cognizione, quanto meno per rispetto alla trasparenza, visto che sono soldi dei contribuenti e visto che già diversi partiti fanno abitualmente certificare i propri bilanci.
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