Nei giorni scorsi si sono spese energie per ricercare un ipotetico bracconiere di orsi, come avrebbe fatto pensare il radiocollare rinvenuto da un guardiacaccia nei confini del Parco Nazionale. Il fatto ha portato ad una meticolosa ricerca dei resti dell'animale, con tanto di allerta alla protezione civile e all'esercito e l'impiego di un elicottero di quest'ultimo.
Soldi sprecati, secondo Franco Zunino, segretario dell'Associazione Italiana per la Wilderness, secondo cui il radiocollare è probabilmente appartenuto ad uno dei tre orsi avvistati nel Comune di Acquafondata (Lazio), dieci chilometri a sud del Parco, fatto che testimonia come “quei pochi animali rimasti della sempre più esigua popolazione vivono più all'esterno dell'area protetta che non al suo interno, perché se è vero che potrebbero essersi spostati in Comune di Acquafondata, quasi ai confini con la Campania, dopo aver lasciato le tane d'inverno, è anche più vero che probabilmente proprio da quelle parti potrebbero avere svernato; luoghi dove non solo il turismo non fa sentire i suoi effetti negativi, ma dove anche l'agricoltura pur non essendo fiorente, quanto meno vi è ancora praticata, e così la pastorizia con pecore e capre”. Insomma, sottolinea Zunino, si spendono soldi per questo genere di ricerche e poi dicono che non ce ne sono per favorire l'agricoltura e indennizzare i pastori.
“Di questo passo – conclude - il Parco finirà per restare una riserva per turisti, e dell'orso marsicano resteranno solo i nomi di bar e ristoranti, e gli slogan di cooperative ed iniziative varie che sull'orso campano, a suo danno”.