Un nuovo studio, secondo quanto si legge su
La Stampa, il più ampio mai realizzato nel Regno Unito, ha evidenziato che i
parchi eolici hanno conseguenze dannose su diverse specie di uccelli soprattutto in fase di costruzione e non ne hanno affatto su altre.
Confrontando i dati raccolti in
18 parchi eolici situati in zone aperte di montagna riferiti a 10 differenti specie di uccelli (non rapaci), si è osservato che gli stessi sono in grado di
coesistere con le pale in maniera differente tra loro. I risultati più allarmanti - si legge sul quotidiano torinese - riguardano il
chiurlo maggiore, spinto ad allontanarsi dalle aree di nidificazione, il cui numero è sceso del 40% fino ad una distanza di 800 metri dal sito in costruzione. La quantità è rimasta piuttosto bassa anche successivamente all'entrata in funzione degli impianti eolici mostrando la propensione a non tornare nei luoghi abbandonati.
La tendenza alla riduzione di densità vale anche per
pernici e beccaccini ma non per le allodole e saltimpali per i quali si nota un incremento, con un significativo ripopolamento della pernice a lavori terminati. Sarebbero invece irrilevanti i riscontri di un consistente declino delle popolazioni una volta resa operativa la centrale eolica.
Per Martin Harper, direttore dell'area conservazione di RSPB, è evidente che “ci possono essere seri impatti per le specie nella fase di costruzione e diventa fondamentale
individuare il posto giusto dove installare un impianto eolico. Ma le pale eoliche non sono dei frullatori di uccelli”. Secondo i ricercatori per proteggere in maniera efficace l'avifauna basterà introdurre adeguate misure di mitigazione quali il divieto di attività nella stagione riproduttiva o la creazione di speciali barriere e schermi.