Sanzioni illegittime, non previste da alcuna legge ed eccedenti i poteri assegnati allo Stato. Questa la l'accusa ordita dal Corpo forestale dello Stato in seguito ad un'indagine conoscitiva su multe emesse da sei tra i più importanti parchi nazionali italiani negli ultimi anni. Tutto parte con la denuncia dei titolari di un'impresa agricola in Abruzzo, multati per 240 mila euro per il taglio di alcune piante senza relativo permesso da parte del Parco della Majella. Cosa che hanno ritenuto spropositata, visto che si trattava di piante secche e malate (il che escluderebbe il permesso dell'area protetta), segnalando il caso all'ispettorato generale della Forestale. Di qui parte l'indagine, che coinvolge in seguito anche altri grandi parchi: Cinque Terre, Arcipelago Toscano, Gran Sasso e Monti della Laga, Majella, Vesuvio, Cilento e Valle di Diano.
Il quadro che emerge dall’indagine è un'applicazione self made del sistema sanzionatorio con discrezionali applicazioni fuor di legge. Sorprendentemente, nel rapporto della Forestale si legge: “in sostanza -ogni ente parco ha autonomamente regolamentato e determinato proprie sanzioni sulla base di istituti giuridici sconosciuti al nostro ordinamento e che non trovano alcun rigoroso ed esplicito fondamento nella legge”.
Per la Forestale insomma questi Parchi avrebbero creato codici con illeciti e sanzioni non consentiti dalla legge e in violazione dei principi dello Stato di diritto. Il tentativo della Forestale ora è quello di correre ai ripari, chiedendo al Ministero di adottare nuove regole omogenee su tutto il territorio nazionale e sospendere i regolamenti sanzionatori dei parchi, “anche al fine di evitare di incorrere in profili di responsabilità di varia natura”. Il rischio in sostanza è l'apertura di contenziosi milionari che andrebbero a colpire direttamente i bilanci dei Parchi.
(La Stampa)