“Siamo convinti che il nostro Paese possa ritrovare una via sostenibile di sviluppo e competitività sui mercati locali e globali solo se saprà ripartire dai territori, in primo luogo dal loro patrimonio ambientale e culturale e dalla creatività delle sue piccole e medie imprese che insieme rendono distintivo il marchio Italia”. Su questi auspici si è aperta l'assemblea nazionale di Coldiretti, che ha visto oltre 15 mila agricoltori riunirsi al Palalottomatica di Roma.
Sbloccare la legge sull’etichetta d’origine di tutti gli alimenti; attuare la semplificazione per alleggerire un carico burocratico che fa perdere cento giorni di lavoro alle imprese agricole; concretizzare l’internazionalizzazione per aprire nuovi mercati. Questi gli obbiettivi per i prossimi mesi dichiarati dall'intervento di Sergio Marini. Impegni sottoscritti anche dai ministri Passera (Sviluppo Economico) e Catania (Politiche agricole), presenti all'assemblea, che dovranno concretizzarsi in una più decisa impronta politica in Europa, dove si giocano le partite importanti per la difesa dell'agricoltura di qualità, come quella sulla nuova PAC, la riforma della politica agricola comune, dalla quale dipende molto del futuro del cibo, dell’ambiente, del paesaggio e della qualità della vita del Made in Italy.
La battaglia di Coldiretti è quella di ridare valore al cibo: “la speculazione – dice l'associazione – ci condanna a periodiche valatilità dei prezzi dei prodotti agricoli”. Uno dei tanti effetti di un sistema economico globale che ha declassato il cibo a merce qualsiasi, dimenticando che è un bene essenziale, e per sua natura, a destinazione universale. E' sul valore del cibo come bene comune è l'unico che possa garantire uno sviluppo sostenibile della produzione alimentare fondato sui territori e coniugare i principi di sovranità e sicurezza alimentare con quelli di equità e accessibilità per tutti”.