Nel rapporto Biodiversità - Come parlarne a scuola, redatto nell'ambito del progetto Rural4Kids (UE) dal Ministero dell'agricoltura (con fondi europei) per l'insegnamento nelle scuole primarie, si afferma che “tra le principali minacce per la sopravvivenza di molte specie vi sono la distruzione e la frammentazione dei loro habitat provocata dall'uomo a causa dello sviluppo industriale, della costruzione di nuove strade, autostrade e ferrovie e dell'uso di macchine industriali in agricoltura”.
Un messaggio forte e importante, soprattutto perché diretto alle nuove generazioni, che confrontandosi con gli errori del passato – almeno così si spera di educarli – sappiano da grandi rispondere alle esigenze dell'ambiente, senza per questo dover sacrificare lo sviluppo rurale, che è strettamente interconnesso alla difesa dei beni comuni, soprattutto in Italia, dove il paesaggio fa un tuttuno con le nostre pregiate produzioni.
“Nell'ultimo secolo – si continua nel testo diretto ai bambini – l'aumento delle dimensioni dei campi agricoli e degli spazi per l'allevamento, la crescita delle città, il disboscamento, l'ampliamento delle reti stradali, la costruzione di impianti idroelettrici, lo sviluppo della rete idrica, la cementificazione dei fiumi e lo sfruttamento di giacimenti del sottosuolo, hanno ridotto moltissime aree naturali, distruggendo un gran numero di habitat essenziali per migliaia di specie”.
Citando poi il lavoro di raccolta dati di Birdlife International e di Lipu il rapporto parla di 1221 specie minacciate che supereranno le 2 mila entro breve tempo. Un doveroso appunto va fatto: in tutto il rapporto – e del resto anche in quelli dell'unione europea e perfino degli ambientalisti (quando si basano su dati e statistiche) – mai si parla della caccia tra le cause del deterioramento della biodiversità. La caccia, semmai contribuisce in maniera fattiva a riequilibrare pericolosi sovrappopolamenti capaci di innescare un domino di sparizioni nella catena alimentare e alla tutela di delicati habitat altrimenti lasciati al più completo degrado. Ed è così che è considerata in Europa.