Nelle linee guida per il consumo responsabile divulgate nei tanti programmi di educazione ambientale di Slow Food, in fatto di carne si parla chiaro: "
poca ma buona, pulita e giusta". Il consiglio è prima di tutto quello di riscoprire i
tagli meno conosciuti ma altrettanto (se non più) gustosi e le razze meno conosciute.
E' chiaro, fa notare il documento illustrativo "Diamoci un taglio", che se vogliamo mangiare tanto e spendere poco,
gli allevatori ingrasseranno gli animali a ritmi vertiginosi, accorciandone e peggiorandone la vita, producendo molto, ma di bassa qualità. Così la carne a basso costo arriva sul mercato e il ciclo ricomuncia
: il prezzo basso spinge a riempire i carrelli e a consumare di più".
Il 70 per cento della carne consumata in Italia viene dai supermercati, che spesso vendono la vendono a prezzi stracciati (una bistecca può arrivare a costare anche meno di un peperone). Dice ancora Slow Food: "Come fa a costare così poco considerando che un animale, al momento della macellazione ha mangiato cibo per dieci volte il suo peso?". I pericoli di questo regime alimentare per la salute dell'ambiente e per quella umana non sono certo ignorabili. Per diventare buoni consumatori non occorre diventare tutti vegetariani, basta saper scegliere e variare razze e tagli, disincentivando così il modello di allevamento intensivo.
Mangiare selvaggina (il cui consumo si attesta già al 10 per cento del totale) è un'altra strategia vincente in direzione del consumo responsabile e sano: sono povere di grassi e ricchissime di vitamine nobili e si prestano a deliziose praparazioni degne di chef stellati e ristoranti di prim'ordine.