Stefano De Vita, Componente CTFVR Lazio, in rappresentanza di Coldiretti Lazio ha inviato agli uffici regionali (Assessorato Caccia) una articolata analisi sulla situazione
fauna e siccità nel Lazio nei mesi di luglio ed agosto rispondendo così agli allarmi lanciati a inizio settembre con l'intento di limitare o posticipare l'apertura della caccia.
De Vita fa notare che grazie alle tante riserve di acqua di laghi, fiumi e falde e canali di cui il Lazio è ricco (alimentate per altro da consistenti precipitazioni di inizio anno), il periodo siccitoso di questa estate
non ha influito minimamente sulla nidificazione ed il successo riproduttivo di molte specie di uccelli, specie sia inserite nel calendario venatorio, ma in particolare anche tantissime specie protette. “Gli animali e gli uccelli – aggiunge -
sanno da sempre dove e come trovare l’acqua ed hanno le capacità fisiche ed istintive per poter tranquillamente sopperire ad un periodo temporaneo di siccità che non vuol dire canali, fossi, fiumi, stagni, paludi e laghi svuotati totalmente di acqua”.
Al contrario per alcune specie acquatiche, “il lento prosciugamento – osserva De Vita - ha favorito la crescita di microorganismi acquatici ed aerobici, nonché la vegetazione acquatica sia sommersa che di superficie
favorendo la sosta e la nidificazione di rallidi, limicoli ed acquatici in genere”.
“Pertanto – conclude il rappresentante di Coldiretti -
non si ritiene giustificata una proposta di posticipo dell’apertura generale al 1 ottobre ne tanto meno una chiusura generale o limitazioni varie dell’attività venatoria”.“Non pare – spiega ancora - che esistano elementi tecnici e scientifici oggettivi in relazione allo stress degli animali e sembrerebbe che non risultano ritrovamenti di cadaveri di animali che siano deceduti a causa della impossibilità di abbeverarsi, quindi non esistono dati oggettivi su quali specie e su quanti individui”.
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