La distruzione degli habitat naturali da parte dell'agricoltura è la
principale causa di estinzione per gli uccelli selvatici. Sono le allarmanti conclusioni di uno studio di
Birdlife International e della Charles Darwin University, dai cui dati è emerso, contrariamente a quanto si pensasse finora, che il tasso di estinzione di diverse specie di uccelli sta accellerando in maniera allarmante.
“Negli ultimi 500 anni – dice lo studio - si sono estinte 279 specie e sottospecie di uccelli di tutto il mondo”. E' ovvio che, di fronte all'avanzata inesorabile del cemento e della scomparsa di boschi e foreste per far posto a nuove coltivazioni e pascoli, sono crollati tutti i buoni propositi sottoscritti da buona parte dei governi di questo pianeta per arrestare la perdita di biodiversità entro il 2020.
E' soprattutto grazie alla tutela degli ambienti naturali e delle aree di sosta necessarie alle specie migratorie che alcune specie sopravvivono. Ricordiamo che i tanti programmi di protezione attivati in tutta Europa dai cacciatori tengono a mantenere le condizioni ideali a far sì che il più ampio numero di specie (non solo avicole) possa coesistere affinchè un ecosistema sia florido e dia una grande disponibilità di fauna selvatica. La caccia, come è ovvio che sia in un'epoca in cui è fortemente regolata e sottoposta a censimenti e status delle popolazioni in tutta Europa, non è menzionata tra le cause di questa accellerata nel ritmo delle estinzioni, anzi, viene fatto notare che solo in passato la caccia non sostenibile, insieme all'introduzione di specie aliene, come gatti e ratti, abbia avuto un ruolo nelle estinzioni.