Ad agosto scorso l'europarlamentare Idv Andrea Zanoni aveva interrogato la Commissione Ue sulla
situazione dell'orso marsicano, segnalando il declino numerico del plantigrado nel suo areale del Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise ed indicando, manco a dirlo, tra le cause principali della sofferenza della specie il bracconaggio e la caccia illegale, nonché le
battute al cinghiale nei siti europei Sic e Zps delle zone pre parco. In realtà le motivazioni della sofferenza della specie sono ben più vaste ed è quanto meno singolare che nonostante i molteplici progetti di protezione, finanziati a più riprese dall'Ue, nulla si sia ottenuto.
Si è infatti passati dai 100-120 orsi stimati nel 2001 ai soli 50 di quest'anno. Come sono stati spesi allora i fondi dei finanziamenti europei Life +?
Pochi giorni fa è arrivata la risposta del commissario Ue all'Ambietne, Janez Potočnik: “l'orso bruno (Ursus arctos) – dice il Commissario - rientra tra le specie di animali che «richiedono una protezione rigorosa» ai sensi della direttiva 1992/43/CEE (direttiva Habitat), il cui obiettivo è ottenere uno «stato di conservazione soddisfacente» di queste specie considerate prioritarie. Spetta all'Italia adottare i provvedimenti necessari per conseguire questo risultato".
Rispetto alle cifre stanziate, Potočnik dice: "dal 2007 ad oggi hanno beneficiato di un
finanziamento nell'ambito del programma LIFE+ tre progetti riguardanti l'orso bruno marsicano (ed altri carnivori),
per un costo totale stimato a 10 224 707 EUR, di cui 5 168 356 EUR di contributo LIFE+".
Sul bracconaggio il commissario UE fa sapere che presto sarà attivata un'ampia opera di sensibilizzazione e di consultazione, con il coinvolgimento di tutta una serie di soggetti interessati, allo scopo di elaborare
protocolli e orientamenti per una prassi zootecnica sostenibile e la gestione dei conflitti. La Commissione ha già avviato un'indagine (EU Pilot 3202/12/ENVI) per verificare che in tutte le zone dell'Abruzzo in cui è presente l'orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) siano effettivamente vietate certe pratiche venatorie che potrebbero minacciare questa specie protetta.