Di fronte alla continua proliferazione dei cinghiali, il parco nazionale dell’Alta Murgia ha presentato in questi giorni il piano di gestione del cinghiale elaborato in collaborazione con il dipartimento di Biologia dell'Università di Bari. Il costo di tutte le operazioni previste (riduzione numerica, tramite cattura con recinti, e monitoraggio delle popolazioni) si aggira sulle 186mila euro.
Il piano è stato presentato dal presidente dell'Ente Parco, Cesare Veronico, dal direttore dell'Ente Fabio Modesti, dai curatori del piano (la funzionaria naturalista dell’ente parco, Anna Grazia Frassanito, il professor Giuseppe Corriero), e dal coordinatore Cta del Corpo forestale dello Stato, Ruggiero Capone. Si cerca di porre un argine a un fenomeno abbastanza complesso.
La colpa di questa situazione secondo Veronico è dell'Atc barese, che, ha spiegato alla stampa, "tra il 2000 e il 2002 immise nel nostro territorio circa 170 capi di cinghiale, estranei ai nostri habitat, peraltro, di una varietà proveniente dall'Est Europa. Una decisione sconsiderata - dice Veronico - che ha provocato conseguenze gravi, come testimoniato dai danni provocati alle aziende agricole del Parco: soltanto nel periodo compreso tra il 2007 e il 2012 abbiamo accolto richieste di indennizzo dei danni per circa 170mila euro e la progressione cresce".
Speriamo che questa volta l'iniziativa sia realmente efficace, visto che la situazione di emergenza si protrae già da alcuni anni e poco è stato fatto per ridurre il numero degli ungulati. Già nel 2009 la direzione del Parco aveva avviato un programma di monitoraggio della specie, cui era seguita la richiesta di alcuni comuni di procedere all'eradicazione del cinghiale nel Parco.