No all'allevamento dell'orso marsicano per scopi di reintroduzione in natura. A schierarsi contro l'ipotesi avanzata nei giorni scorsi dalla Società di Storia della Fauna di Campobasso (avallata da diversi studiosi e personaggi pubblici) non è solo Franco Zunino della Wilderness, ma lo stesso presidente dal Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, Giuseppe Rossi e il presidente di Federparchi Giampiero Sammuri.
Una soluzione non praticabile secondo il presidente Rossi,“per ragioni di carattere logistico e per motivi etici e di conservazione”. “Non è pensabile un recupero della specie in cattività- commenta Sammuri - piuttosto sarà fondamentale lavorare sulle cosiddette aree di connessione, zone che per condizioni dell’habitat e collocazione rispetto alle aree critiche, facilitano i movimenti individuali di dispersione su larga scala, e quindi la connettività funzionale, demografica ed eventualmente genetica, tra nuclei in aree critiche differenti. Così si potrà nel tempo realizzare una graduale espansione dell’areale in grado di assicurare il successo degli accoppiamenti, dei movimenti di dispersione e di nuovi insediamenti. E ancora - dice ancora Sammuri - saranno necessari interventi decisi su tutte le cause di mortalità. Importante sarà infine contrastare il comportamento di confidenza, limitare i pascoli, certe pratiche venatorie e la frequentazione turistica. Disciplinare meglio le riserve integrali, evitandone qualsiasi tipo di utilizzo economico per assicurare quiete e tranquillità all’orso e il miglioramento dell’accesso alle risorse alimentari”.
Per Zunino la soluzione dell'allevamento finirebbe per creare solo un diorama all'aria aperta, e col produrre nuovi orsi problematici non inseribili in natura. La Wilderness fa presente che dall'Ue in questi giorni sono stati stanziati altri dieci milioni di euro per studi e ricerche sull'orso, ma che azioni concrete per la sua salvaguardia ancora non se ne sono viste.