Anche i consumi alimentari incidono sull'inquinamento del pianeta. Secondo i nuovi dati pubblicati dall'Eurispes in Italia ogni cittadino contribuisce in media con 1.778 kg di Co2e l'anno anno al bilancio delle emissioni complessive nazionali (con una forbice che va da 600 kg di Co2e per le diete uovo/vegetariane a 3.000 kg di Co2e per quelle a base di carne rossa tutti i giorni). Una postilla, la possiamo aggiungere noi: ancora meno dei vegetariani consumano coloro che si nutrono almeno in parte di selvaggina e di prodotti del bosco: risorse disponibili in natura e altrimeni inutilizzate (vista la penuria di predatori).
Il rapporto Eurispes evidenza che il contributo alle emissioni di gas serra del settore agroalimentare italiano e' pari a 104Tg Co2 e che rappresenta il 18,8% del totale delle emissioni nazionali. Nell'ambito del settore agroalimentare nazionale, la produzione agricola e' quella che ha una incidenza maggiore con il 45,3%, seguita dai trasporti con il 19,1%. L'attuale sistema agroindustriale e' uno dei meno efficienti dal punto di vista energetico: esso consuma piu' energia di quanta ne riesca a produrre. Un indicatore del livello di scarsa sostenibilita' e' dato dal rapporto tra energia consumata per preparare l'alimento ed apporto energetico dell'alimento stesso espresso in calorie.
Prendendo in considerazione la dinamica dell'ultimo secolo (1910-2010), emerge che questo indicatore e' passato da un valore prossimo ad 1 nelle societa' pre-industriali dell'inizio del secolo scorso, ad un valore prossimo a 9 negli anni Settanta per raggiungere oggi un valore pari, talvolta superiore, a 100.
Uno studio sull'impatto ambientale dei prodotti e servizi utilizzati dall'Unione europea a 25 paesi ha evidenziato come il comparto di alimenti, bevande, tabacco e narcotici contribuisca per il 22-31% al riscaldamento globale del Pianeta.