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News NaturaSpecie invasive, situazione sempre più grave in Europa lunedì 4 febbraio 2013 | | Sono passati dieci anni dai primi allarmi lanciati dagli scienziati sulle specie invasive, ma il problema in Europa è ben lontano dalla soluzione. A dirlo è l'ultimo rapporto dell'Agenzia europea dell'ambiente, che imputa all'Unione europea di non aver ancora messo a punto un coordinamento e un meccanismo comune di allarme rapido per fronteggiare l'emergenza.
''L'anello debole in Europa e' la risposta rapida, passano anni prima che si decida come agire'' spiega Piero Genovesi dell'Ispra, coautore del rapporto dell'Agenzia europea dell'ambiente. Le invasioni biologiche delle cosiddette 'specie aliene', spiega l'Aea, sono una minaccia emergente, "visto che ormai sono una delle cinque principali cause di perdita di biodiversita', insieme a distruzione dell'habitat, sfruttamento eccessivo delle risorse, cambiamenti climatici e inquinamento".
In Italia, come in tutta Europa, manca ancora un sistema di sorveglianza coordinata, l'Ispra, spiega Genovesi, sta lavorando per creare liste delle specie e la loro distribuzione ma sul fronte degli interventi mirati poco si riesce a fare. "E' sempre piu' chiaro che queste specie costituiscono un rischio non solo per l'ambiente, ma anche per l'uomo- dice Genovesi -. Una delle conclusioni e' che dobbiamo far capire meglio come il fenomeno non colpisca solo la biodiversita', ma anche la salute umana, l'agricoltura, la pesca, le attivita' forestali''.
Il tecnico dell'Ispra spiega l'importanza di "'coinvolgere tutta la società" attraverso sistemi di informazione adatti, che facciano per esempio capire che eradicare specie aliene, anche se può sembrare crudele, è necessario e permette all'ecosistema di sopravvivere. E allora, visto che da noi quando si tratta di abbattere nutrie o altri animali "problematici" ci sono schiere di ambientalisti che si oppongono, facendo sistematicamente ricorso ai vari tribunali amministrativi, c'è da chiedersi se non siano da ritenersi direttamente responsabili quelle associazioni (ben nutrite dai fondi del ministero dell'ambiente) che diffondono idee contrarie a quei principi di sostenibilità ambientale concepiti dalla comunità scientifica e istituzionale dell'Ue.
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