La cronaca di questi giorni riporta
notizie di alluvioni e frane dovute alle forti pioggie
che hanno coinvolto tutta Italia. A Grosseto un operaio è stato travolto da un
torrente in piena, due sono le
frane che hanno coinvolto la
Liguria: una a Riva, sulla riviera di levante, e una a Diano, sulla riviera di ponente da cui si è distaccato un grosso masso. A Venezia
Piazza San Marco è di nuovo
allagata tanto che il consiglio dei ministri ha prorogato lo
stato di emergenza già dichiarato nella laguna per la rimozione dei sedimenti inquinati nei canali portuali di grande navigazione. I
nubifragi hanno colpito con la stessa intensità anche
Lazio, Campania e Veneto, dove le azioni della protezione civile e dei pompieri sono state all'ordine del giorno.
Sarebbe da ricordare in questi momenti che gran parte delle cause sono da ricercare
nell'errato approccio dell'uomo contemporaneo alla natura e al territorio. Il clima sta impazzendo a causa degli
interventi inquinanti nell'atmosfera. Frane e alluvioni dipendono dal
dissennato utilizzo del suolo (troppe cementificazioni, stravolgimento delle pratiche agricole, incuria nella gestione dei sistemi imbriferi etc.) L'acqua arriva, inonda e fugge via. Mentre si registra un sempre più impellente
bisogno di acqua (sperperata per usi agricoli, soprattutto, industriali e domestici),
non siamo più in grado di contenerla per utilizzarla nel tempo, quando serve.