Nemmeno i vegani possono tirarsene fuori: anche il loro regime alimentare ha impatto sull'ambiente e sulla vita animale. Lo fa notare Mike Archer, professore dell'Università del New South Wales, in Australia, il quale ha condotto numerosi studi comparando le diete dei vegani/vegetariani e quella dei carnivori, ed ha concluso addirittura che i primi sono responsabili 25 volte di più degli onnivori dell'uccisione di animali.
Anche se questa tesi ad una prima analisi può sembrare un tantino bislacca, Archer, che ha pubblicato i risultati del suo studio sulla rivista scientifica “The Conversation” non ha tutti i torti: se per animali si considerano tutti gli esseri viventi, con pari dignità, bisogna mettere in conto tutte quelle specie che dipendono dalla vegetazione spontanea, insetti compresi, eliminati da diserbanti e da colture estensive, che fanno tabula rasa degli ambienti naturali dove prosperano tantissime specie.
E qui il punto fondamentale: la tesi non è certo valida a prescindere, è ovvio che bovini e maiali allevati in maniera intensiva sono frutto di uno spropositato sfruttamento delle coltivazioni di foraggio, e ciò farebbe pendere l'asticella della sostenibilità dalla parte della dieta vegetariana. Ma i dati di Archer si riferiscono alla realtà specifica dell'Australia, dove, grazie all'enorme estensione di territorio a disposizione, la maggior parte della carne bovina proviene da pascoli naturali, non modificati dall'uomo (il 70% del territorio australiano è pascolo), che semplicemente ne sfrutta le potenzialità, ottenendo proteine ma con il minimo impatto sull'ambiente. Cosa non certo valida per le coltivazioni, per cui, denuncia lo studioso, si sta pian piano riducendo la biodiversità – unica al mondo – del continente australiano. Senza contare poi che gli animali uccisi a difesa dei raccolti, come per esempio i piccoli roditori, tenuti lontani dai veleni, si fa notare sulla rivista, muoiono dopo lunghe sofferenze. Cosa che non avviene per i bovini (per la cui macellazione è prevista una tecnica rapida e pressochè indolore).
Queste considerazioni, molto dibattute dagli ambientalisti australiani, stanno facendo cambiare idea a diverse persone anche al di fuori del continente. George Monbiot per esempio, celebre giornalista (ha una rubrica su The Guardian), accademico, ambientalista, zoologo e attivista politico britannico, si è pubblicamente covertito, rinunciando alla scelta vegana, dopo aver letto ciò che ha scritto Simon Fairlie sul prestigioso quotidiano Time in proposito al riciclo delle biomasse alimentari (sprechi da coltivazioni) nell'allevamento.