C'è anche Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del Ministero dell'Ambiente all'epoca dei fatti contestati (i Ministri erano prima Pecoraro Scanio, poi Prestigiacomo), tra gli indagati per disastro ambientale e truffa ai danni dello Stato per la bonifica che avrebbe dovuto essere fatta nell'area che comprende l'ex Italsider e l'ex Eternit a Bagnoli, quartiere della periferia di Napoli, ora posta sotto sequestro. 107 milioni di euro, questo il costo della bonifica pagata dallo Stato negli anni, che secondo la tesi della Procura di Napoli “è stata solo virtualmente fatta”, comportando un effettivo peggioramento dell'inquinamento, tramite la “miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l'area oggetto della bonifica, con aggravamento dell’inquinamento dei suoli rispetto allo stato pre bonifica”. L'indagine è stata innescata dalla denuncian di una signora che si era ammalata di cancro, poi morta nel 2011.
I Pm hanno accertato "non solo che i terreni non sono stati affatto bonificati ma altresì che la contaminazione, all'origine a macchia di leopardo, è stata spalmata su tutte le aree, alle diverse profondità dei terreni, cagionando un danno ambientale rilevante e irrimediabile". Nelle indagini sono coinvolte 21 persone, tra ex dirigenti degli enti locali e responsabili della società Bagnofutura, a cui è stata affidata la bonifica. Indagati i dirigenti Arpac, il dirigente della Provincia, il coordinatore del dipartimento Ambiente del comune di Napoli, i legali rappresentanti ed i tecnici delle ditte esecutrici dei lavori di bonifica, la direzione lavori, due ex vicesindaci del capoluogo campano: Sabatino Santangelo, presidente della Bagnolifutura fino al 2006, e Rocco Papa, presidente della Bagnolifutura dal 2006 al 2010, entrambi vicesindaci di Napoli in giunte presiedute da Rosa Russo Iervolino.
Tra le accuse mosse ad alcuni indagati nell'inchiesta sul disastro ambientale a Bagnoli, vi è lo sversamento in mare di sostanze inquinanti, in particolare idrocarburi, nel corso di diversi anni. Ciò ha provocato "un disastro ambientale determinando una situazione di pericolo per l'ambiente e per l'uomo derivante dallo sversamento in mare di pericolosi inquinanti cancerogeni provenienti da monte". Da rilevare che lo stesso Mascazzini nel 2011 era già stato indagato (e messo agli arresti domiciliari), per un'analoga questione che riguardava lo sversamento in mare di rifiuti non trattati provenienti dalla discarica di Terzigno (NA). Mascazzini si è occupato di bonifiche ambientali da molto tempo, era lui a guidare i lavori anche ai tempi della bonifica dell'Icmesa, dopo il disastro di Seveso. Nel 2007 fu indicato dal ministro Alfonso Pecoraro Scanio come successore di Guido Bertolaso al vertice del commissariato straordinario per l' emergenza rifiuti. In seguito, fu nominato commissario in Abruzzo per la gestione dei fondi per mitigare il rischio idrogeologico, dopo il terremoto. Pessimo tempismo, visto che pochi settimane dopo Mascazzini fu travolto dall'inchiesta sul pergolato gettato in mare, cosa che procurò una generale presa di distanze in Regione.
Una domanda nasce spontanea: ma a Bagnoli, le associazioni ambientaliste, i verdi, i politici con passaporto ambientalista, i politici in genere che in tutto questo tempo hanno amministrato, cosa facevano? Si sono dati da fare per denunciare i fatti? O dormivano? O è successo tutto a loro insaputa? |