Ci saranno conseguenze giudiziarie per i cinque attivisti di Fermare Green Hill che alcuni giorni fa sono entrati negli ambulatori adibiti alle ricerche dell’Università degli Studi di Milano e portato via le cavie, sostenuti da un centinaio di manifestanti fuori dall'edificio. In queste ore è scattata la denuncia dell'Università e del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) per quel blitz, che dicono, non solo ha provocato danni economici e alla ricerca, vanificando il lavoro di anni sullo studio di malattie gravi come Alzheimer, Parkinson, autismo, sclerosi multipla, ma rischia anche di ottenere il risultato opposto, visto che gli animali rimasti e anche quelli portati via sono destinati a morte certa.
"Molti di questi topi sono transgenici - spiega al fattoquotidiano.it Tullio Pozzan, Direttore Dipartimento di Bioscienze del Cnr – e per ognuno di loro sono serviti almeno due anni di lavoro e 3-4 ricercatori dedicati. Adesso sarà molto difficile dividere questi animali per patologia, come prima, perché servirebbe una tipizzazione genetica, molto costosa e per cui ci vuole almeno un anno di lavoro”. Se non si riuscirà a farlo, dovranno essere soppressi. “Non possono essere liberati in natura – continua Pozzan – perché hanno sempre vissuto in gabbia, mangiano cibi controllati, alcuni hanno malattie genetiche e sarebbero subito preda di altri animali. Tutto questo ha annullato ricerche e finanziamenti ottenuti a fatica”.
I ricercatori trovano incomprensibili le accuse rivolte loro dagli animalisti. “Le ricerche condotte nei nostri laboratori – ribadiscono - , e sostenute da enti nazionali e internazionali, hanno sempre seguito tutte le procedure di approvazione previste dal Ministero, e sono effettuate nel pieno rispetto di tutte le norme di condotta nazionali e internazionali sulla sperimentazione, garantendo la massima cura e protezione possibile per gli animali.
“Noi lavoriamo nella consapevolezza - spiegano dal Cnr - che la sperimentazione sull’animale, condotta secondo il rispetto delle regole, rappresenti ancora un passaggio inevitabile e non sostituibile della ricerca scientifica, e a tutela di quanti devono essere sottoposti a terapie farmacologiche. Le presunte informazioni sulle cosiddette sperimentazioni alternative rappresentano delle semplificazioni strumentali, perché nessun sistema in vitro può sostituire la complessità del più semplice organismo vivente. Le ricerche che si svolgono nei laboratori danneggiati erano mirate alla cura di malattie gravissime per le quali non esiste oggi alcuna cura.