Ci vuole proprio un grande sforzo di immaginazione per affibbiare ad un rito, comunissimo per un Papa, come quello di librare in cielo delle colombe, simbolo della pace, una connotazione animalista. Eppure alcuni giornali, calcando la mano sulla figura di San Francesco (da cui l'attuale papa ha preso il nome) amico degli animali, negli scorsi giorni ci hanno riprovato.
Solo per citarne uno dei più influenti, Repubblica lunedì scorso scrive: “gesto 'animalista' di Papa Francesco. Prima dell'udienza generale dal sagrato della Basilica di San Pietro, un gruppo di fedeli ha regalato a Jorge Mario Bergoglio una gabbia con dentro due colombe bianche. Quando il suo assistente stava per riporle insieme ad altri piccoli doni della folla, Francesco ha preso tra le mani la gabbia, l'ha aperta ed ha liberato le due colombe che hanno subito spiccato il volo”.
Ma, se questo è il gioco, strumentalizzare le parole del Papa e dello stesso San Francesco, ben più facile sarebbe per gli oppositori degli animalisti. Se andiamo ai contenuti, proprio domenica scorsa, papa Bergoglio parlando delle tentazioni di vescovi e preti, ha fatto un'analogia sul lupo, niente affatto protettiva. “Quando il vescovo, il prete si approfitta delle pecore per se stesso, il movimento cambia: non è il prete, il vescovo per il popolo, ma il prete e il vescovo che prende dal popolo'". Con queste parole il Papa ha attaccato i preti che non difendono il gregge dai lupi nella sua omelia durante la messa delle 7 a Santa Marta. "Che il Signore ci difenda dalle tentazioni - ha concluso Bergoglio - perché se noi andiamo sulla strada delle ricchezze, se andiamo sulla strada della vanità, diventiamo lupi e non pastori".