Mauro Corona è uno scrittore di successo, ma è soprattutto un
alpinista esperto, un artigiano, uno scultore apprezzatissimo. Rifiuta la modernità ed è perennemente alla ricerca di una vita che sia il più possibile autentica, quella vissuta nella sua Erto, luogo famoso per la catastrofe del Vajont, in mezzo alla natura, in montagna, a contatto con gli elementi, gli animali e le piante. In una recente intervista (che troviamo sul sito linkiesta.it) Corona, che ha ormai scritto 21 libri, molti dei quali sono divenuti ben presto dei bestsellers,
ammette di essere stanco di questo tipo di visibilit�e di essersi dovuto trasformare in un personaggio per vendere libri e far studiare i propri figli. “Vorrei che i lettori apprezzassero i miei libri, ma per venderli ho dovuto creare un personaggio, perché non siamo in una nazione che si informa e che va a vedere i valori e se un libro è buono o no”. “Non trovo lealtà da nessuna parte”, dice parlando del mondo che sta dietro al business della carta stampata “Chi me lo fa fare? Ho scritto dei libri e ne scriverò forse altri, vivo in mezzo a un paradiso terrestre, chi me lo fa fare di venire ai Saloni letterari a fare il divo e a prendere solo rabbia?”.
Ma Corona dice anche molto di più, prospettando un uomo nuovo, che sia
capace di allontanarsi dal superfluo. Ecco un estratto del suo ultimo libro,
Confessioni Ultime. “La salvezza del pianeta e degli uomini è
diventare tutti imprenditori di terra, tornare a produrci il cibo. Il segreto è farci il mangiare, l’ho detto in maniera molto azzardata, ma chi vuol capire... Cioè, tu che cosa fai di lavoro? Io mi faccio il cibo, tutti, l’umanità intera. Poi, quando uno ha mangiato, che ha dentro i carboidrati, le proteine, le vitamine, i sali minerali, è libero di fare l’amore, di passeggiare. O di non fare niente.
Bisogna rivoluzionare tutto perché non si può più vivere così. Bisogna che torniamo alla terra. Ci sono questi nuovi faraoni che hanno reso noi esseri umani dipendenti da qualcosa, eroinomani di petrolio e prodotti. Allora perché noi non facciamo vedere a loro, a questi nuovi faraoni cinici e senza scrupoli, che la domenica, senza che sia necessaria un’ingiunzione del sindaco, siamo capaci di lasciar ferme le automobili? Guardate che 60 milioni di italiani, perché più o meno le auto sono lì, se la domenica non toccano l’auto, questi depositi di benzina cominciano a galleggiare per niente. Perché non possiamo farlo? Perché ci hanno reso eroinomani da automobili, e di conseguenza dalla benzina. Ci hanno reso eroinomani da tutto, perché l’uomo è vuoto e non si riempie più leggendo un libro o guardando il cielo o provando a essere più tollerante, più buono, più generoso.
L’uomo riempie i suoi vuoti di oggetti e i faraoni occulti l’hanno capito. Ma guardate nelle famiglie, c’è un’immensità di oggetti che non servono. C’è il pelapatate, il grattaformaggio, il pelamele, lo sbattiuova, il frullatore, il vicefrullatore, la centrifuga, tutte cose che dobbiamo gestire. Si rompe, devi andare a far sostituire il pezzo. Questa è la dipendenza. Ecco l’essenziale dove sta, sta nell’evitare di diventare oggetti a servizio di oggetti. Ma ci inducono a dire: «Ah, che bello quello!». Basta andare a vedere nei supermercati. Ci hanno reso dipendenti questi faraoni, i nuovi faraoni dell’acquisto. Ora, premetto che io non sono un santo: ho anch’io qualche oggetto che, senza forse, è superfluo, io stesso sono superfluo, lo so. Ma un uomo compiuto non ha bisogno dello yacht da 30 metri. A un uomo compiuto basterebbe guardare il mare, bagnarsi i piedi. Invece lo deve solcare, va benissimo. Prendi una barca allora. No, ci vuole lo yacht di stralusso. È questo l’uomo… ".