In una recente pubblicazione Birdlife analizza la stretta correlazione esistente tra lo status degli uccelli e la percentuale di superficie destinata dai vari paesi alle zone di protezione speciale dell'Ue dal 1990 al 2000. Ciò a supporto della teoria per cui le misure di conservazione mirate, come la designazione delle Zps indicata dalla Direttiva Uccelli, siano realmente in grado di migliorare lo stato della biodiversità e far incrementare le popolazioni degli uccelli selvatici. Il che in realtà significa semplicemente più aree umide, uguale più uccelli.
Le aree umide non sempre sono anche vere aree protette, molto spesso sono anche delle zone di caccia, gestite proprio dai cacciatori. In Italia vi sono importanti realtà legate proprio alla caccia che, operando da decenni (anche prima di essere considerate Zps) hanno permesso a molte specie migratorie di continuare a frequentare il nostro paese, salvando letteralmente importanti aree naturalistiche insieme agli interessi dei cacciatori.
La situazione italiana (ancora di più quella degli UK) che emerge dalla tabella in realtà fotografa un dato che non depone proprio a favore della tesi di Birdlife. E' infatti evidente come, malgrado la scarsa percentuale di Zps rispetto per esempio ad una realtà come il Belgio (che in quegli anni contava oltre il 14% di territorio protetto dalle Zps), il livello di crescita del trend degli uccelli risulta su per giù lo stesso, ed è comunque al di sopra della media dei 15 paesi UE.
C'è anche da dire che da quel 4% di superficie protetta la situazione italiana è cambiata. Oggi le Zps sul suolo nazionale arrivano al 10%. Se aggiungiamo anche i Sic, che coprono l'11% della superficie italiana, in totale le aree natura 2000 arrivano a rappresentare il 21% del territorio italiano. Eppure gli ambientalisti denunciano trend in continuo calo. Perchè?
1: Austria, 2: Belgium, 3: Denmark, 4: Finland, 5: France, 6: Germany, 7: Greece, 8: Ireland, 9: Italy, 10: Luxembourg, 11: Netherland, 12: Portugal, 13: Spain, 14: Sweden, 15: UK. Donald et al. (2007).