L'emergenza nutrie è anche un business. Sono talmente tante che le amministrazioni non possono far altro che intervenire e ucciderle dopo averle catturate. Ma con gli animalisti sempre in agguato sono allo studio sempre più metodi alternativi allo sparo. La Texa di Monastier (Treviso) si è inventata una macchina che spara monossido di carbonio direttamente nelle tane dove si nascondono i roditori, così da dare una dolce morte alle nutrie. Pare che particolarmente interessato in Regione sia lo stesso assessore regionale, Daniele Stival, che sta esaminando dai e risultati delle prime operazioni, ancora in fase sperimentale. Di recente, con la supervisione dell'Usl 10 di San Donà, sono state fatte delle prove lungo il Tagliamento e i risultati sembrano buoni.
“Stiamo valutando - spiega l'assessore - si tratta comunque di un sistema pensato per rispettare la normativa europea sul benessere degli animali che vieta, giustamente, d'infliggere sofferenze inutili. Il meccanismo è semplice: c'è un compressore con un miscelatore. Nella tana viene iniettato del gas e l'animale si addormenta. La sperimentazione si sta chiudendo adesso, l'azienda è interessata a vendere l'attrezzatura alle istituzioni. Vedremo cosa fare”.
"Si sono presentati da me due veterinari con un problema pratico - spiega Manuele Cavalli, direttore tecnico della Texa sul quotidiano Il Gazzettino - trovare un modo per controllare il numero delle nutrie quando diventa insostenibile per un territorio. Un sistema tecnologico perfettamente compatibile con le normative Ue e indolore per le nutrie. Io sono vegetariano, gli animali li difendo da sempre, però se dei veterinari mi chiedono una mano per risolvere un problema senza creare sofferenza, io rispondo. Quando il sistema sarà pronto, lo metteremo a disposizione delle istituzioni che ci chiederanno un aiuto”. I due veterinari in questione, si legge sul Gazzettino, sono Carlo Rossi e Cristina Bettin: due professionisti che lavorano nel settore degli allevamenti e toccano, ogni giorno, i problemi che le nutrie causano al mondo dell'agricoltura, senza contare i danni agli argini e la possibilità di trasmettere alcune malattie.