Le analisi del dna dei Mammut vissuti alla fine dell'era glaciale parlano chiaro: a portarli all'estinzione non fu la caccia, come finora si era creduto, ma il cambio repentino del clima. Il nuovo studio del Museo di Storia Naturale di Stoccolma, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B, ha infatti dimostrato come il processo di estinzione del Mammut iniziò molto prima che arrivarono consistenti ondate di popolazioni di cacciatori, facilitate dallo scioglimento dei ghiacci.
La prima decisiva contrazione della popolazione risale a 120 mila anni fa (nel periodo interglaciale Eemiano), a causa di temperature definite dagli esperti "più o meno come quelle attuali". In quell’occasione la popolazione di mammut passò probabilmente da alcuni milioni ad alcune decine di migliaia di esemplari. Con la ripresa dell'espansione dei ghiacci sulle terre emerse i mammut tornarono a prosperare, ma quando anche l'ultima glaciazione terminò circa 20 mila anni fa, i mammut scomparvero di scena. Alcuni restarono isolati nell'ultima nicchia ecologica a loro congeniale: nelle remote lande e nelle isole a nord della Siberia.
I ricercatori - si legge sul Corriere della Sera - hanno sequenziato il Dna di 300 campioni fossili di mammut lanoso scoperti in Eurasia e in America del Nord e risalenti a differenti epoche e hanno messo poi in relazione la documentazione fossile e genetica con la simulazione del clima delle varie regioni abitate dai mammut durante i vari intervalli di tempo.