Negli scorsi giorni la Commissione Ue avviato una nuova Procedura di infrazione contro l’Italia sulla questione Ilva. Secondo l'Europa infatti lo stato italiano non avrebbe sufficientemente monitorato sul rispetto delle prescrizioni Ue in merito alle emissioni industriali e ciò avrebbe causato gravi conseguenze per la salute pubblica e per l'ambiente. Su raccomandazione del commissario europeo per l’ambiente Janez Potocnik, la Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, concedendole due mesi per rispondere.
Le prove di laboratorio “evidenziano un forte inquinamento dell’aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell’Ilva, sia nelle zone abitate adiacenti della città di Taranto”, prosegue il testo. “In particolare, l’inquinamento del quartiere cittadino di Tamburi è riconducibile alle attività dell’acciaieria”. Secondo la tesi della Commissione risulta che “le autorità italiane non hanno garantito che l’operatore dello stabilimento dell’Ilva di Taranto adottasse le misure correttive necessarie e sostenesse i costi di tali misure per rimediare ai danni già causati”.
La Commissione, “pur ritenendo un segnale positivo i recenti impegni assunti dalle autorità italiane per rimediare alla situazione dell’Ilva, chiede tuttavia all’Italia di rispettare gli obblighi cui è tenuta ai sensi della direttiva Ippc e della direttiva sulla responsabilità ambientale”, si legge in una nota di Bruxelles. Inoltre, “la Commissione è pronta ad aiutare le autorità italiane nei loro sforzi per risolvere queste questioni gravi”.
“Le autorità italiane”, spiega Potocnik, “hanno avuto molto tempo per garantire che le disposizioni ambientali per l’Ilva fossero rispettate. Quello dell’Ilva è un chiaro esempio del fallimento nell’adottare misure adeguate per proteggere la salute umana e l’ambiente”. E precisa: “Nonostante una procedura di infrazione che la Commissione ha avviato nel 2008 a causa di centinaia di stabilimenti che in Italia operavano senza le necessarie autorizzazioni ambientali previste dalla direttiva Ippc, lo stabilimento di Taranto ha ottenuto un’autorizzazione solo nel 2011, e il permesso poi ritenuto inadeguato, era stato aggiornato nel 2012″.
© RIPRODUZIONE RISERVATA