Il Ministro dell'Ambiente
Andrea Orlando ha chiesto alla Presidente della Regione Friuli, Debora Serracchiani, di "
procedere nel divieto alla coltivazione del mais geneticamente modificato Mon 810", visto che alcuni campi nel territorio friulano attualmente ospitano questo tipo di coltivazioni, ormai pronte per la trebbiatura. Serracchiani risponde che "occorre che il Governo colmi le lacune normative. Oltre all'impossibilità di irrogare una sanzione, non vi è alcuna base normativa che renda legittimo un qualunque provvedimento amministrativo regionale per distruggere le colture Ogm in atto".
Orlando a sua volta ricorda che il 10 agosto scorso, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il
decreto interministeriale che vieta la coltivazione sul territorio nazionale del mais geneticamente modificato Mon 810 fino all'adozione di misure comunitarie e per un periodo di 18 mesi dalla data di pubblicazione. "Il termine massimo di efficacia del decreto è stato fissato in 18 mesi - precisa - principalmente allo scopo di costruire le condizioni per l'adozione di misure regionali di gestione finalizzate alla massima tutela dell'agrobiodiversità e dell'ambiente". La Regione, risponde Debora Serracchiani al ministro Orlando, "ha costantemente monitorato la situazione dei campi coltivati con mais Ogm, ma non ha elementi per procedere penalmente contro i conduttori dei fondi".
Sono in molti infatti a evidenziare com
e le colture Ogm stiano già contaninando i campi di mais convenazionali in provincia di Pordenone limitrofi. L'Italia punta decisamente su qualità e unicità dei prodotti agricoli, dare il via a coltivazioni Ogm esattamente identiche a qualsiasi altre nel mondo dello stesso marchio (in questo caso Mon810), certo non potrebbe vedere il nostro paese tra quelli competitivi sul mercato internazionale nella produzione di mais. Inoltre al momento non sono ancora note le possibili implicazioni sulla salute umana e su quella dell'ambiente. Quello che si sa, senza ombra di dubbio, è che questo genere di coltivazioni sono incompatibili con gli sforzi verso la tutela della nostra preziosa biodiversità.
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