Le
associazioni ambientaliste, che dipendono in gran parte dai contributi che ricevono dal
Ministero dell'Ambiente e che spesso e volentieri hanno propri rappresentanti nei consigli dei parchi nazionali e regionali, hanno scritto un appello al governo per chiedere
"coraggiose scelte economiche" sul fronte ambientale. L'appello è firmato da oltre
140 organizzazioni non governative e federazioni di ong tra cui le maggiori associazioni culturali e ambientaliste, i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e le organizzazioni produttive.
Nell'appello promosso dagli ambientalisti si sottolinea che
''in questi anni il ministero dell'Ambiente è stato il più colpito da tagli della Spending review e ridotto nella sostanza a un ministero senza portafoglio, di cui non viene garantita l'operatività e la necessaria e rigorosa professionalità''.
La richiesta è quella di ''una chiara inversione di tendenza
per evitare che il ministero preposto alla governance ambientale muoia. Se il governo non ha intenzione di dare un chiaro segnale in tal senso, nel momento in cui si sta definendo il Bilancio di previsione 2014, diciamo provocatoriamente che sarebbe meglio non prolungare l'agonia di questo dicastero''.
E' indubbio che tra le competenze del Ministrero dell'Ambiente ci siano campi d'azione cruciali, come la lotta al consumo del suolo e al dissestro idro geologico, che devono avere la priorità nella spesa del Paese. Ma non si può non riconoscere che in passato gli sprechi siano stati troppi e che la situazione in cui si trova il nostro paese (vedi gravi disastri ambientali su cui la vigilanza da parte delle istituzioni è stata pressochè inesistente) è dovuta proprio ad un uso sbagliato delle risorse. Quindi forse, prima di chiedere un maggior impegno economico (e dove li troverebbero i soldi?) sarebbe opportuno riformare la struttura dell'intero apparato e tagliare ulteriormente uscite inutili o non produttive.