In Italia sono circa 2 mila, e nel solo parco della Majella in Abruzzo, ne vivono più che nel famoso parco di Yellowstone. Stiamo parlando di lupi, che dal centinaio scarso a cui erano ridotti negli anni '70 si sono moltiplicati e, spostandosi lungo la dorsale appenninica, sono migrati verso il nord arrivando alle Alpi.
Su questa crescita si concentrerà il convegno organizzato insieme a Legambiente nel parco della Majella dal 6 all 8 novembre dal titolo: Gli stati generali del lupo a conclusione del progetto europeo Wolfnet. Ci saranno esperti dall'America, dal Canada, e da altre parti del mondo per programma di protezione finanziato anche dall'Europa, che consente di seguirne le tracce con radiocollari per studiarne mosse, abitudini, occupazione del territorio.
L'approccio sarà del tutto protezionista, come si evince dalla dichiarazione di un veterinario del parco della Majella su Repubblica.it: "Non ci sono mai troppi carnivori nell'equilibrio della natura, ce ne sono tanti quanti la catena alimentare ne consente". I danni ai pascoli sono liquidati con una certa superficialità. "Il problema è più forte nelle zone in cui da decenni non c'era più lupo e quindi il bestiame viene lasciato libero, dove la sua presenza non è mai mancata gli allevatori sono più accorti. Comunque abbiamo creato un gregge di 150 pecore che vengono allevate per compensare gli allevatori nel caso i lupi mangino le loro. Per far si che l'equilibrio naturale continui assieme alle attività economiche".