Mancano i soldi per combattere gli storni con gli strumenti dissuasivi utilizzati negli scorsi anni e ora le conseguenze della presenza massiccia di uccelli in citt�(4 milioni nella sola Capitale) si fanno sentire. I primi a lamentarsi sono i ciclisti, con la protesta, di cui riferisce il quotidiano La Stampa, dell'associazione BiciRoma, 9 mila iscritti, che evidenzia il rischio altissimo di scivolare sul guano degli uccelli, che ormai fa da tappeto a tutte le piste ciclabili. I problemi però sono anche per i motorini, per le carrozzerie delle auto, imbrattate soprattutto nei viali alberati, e per i pedoni (come i turisti), che rischiano di fare brutte cadute e di essere colpiti dagli escrementi mentre passeggiano per la città.
Con i nuovi tagli di bilancio sono stati eliminati dal Comune i soldi per il Progetto Storni, fino a quttro anni fa gestito dalla Lipu, che aveva addirittura un call center per le segnalazioni. Apparecchiature e funzionamento dell'ufficio costavano al comune 100 mila euro l'anno. Ultimamente era l'associazione Fauna urbis ad allontanare gli storni con i soldi che riceveva direttamente dal comune. Ed ora il Comune che farà? Sembra nulla, visto che senza fondi ha le mani legate. “Noi ci siamo già attivati come Municipio con l’assessorato e il dipartimento ambiente - afferma l’assessore all’Ambiente del I Municipio Anna Vincenzoni -. Al momento non abbiamo avuto ancora nessuna risposta, ma da quel che sappiamo non c’è la possibilità economica di far fronte al problema. Stiamo comunque cercando qualche soluzione e anche noi abbiamo scritto ad Estella Marino”.
"Non ci sono fondi? Male, molto male – commenta la senatrice del Pd Monica Cirinnà, che a lungo si è occupata di diritti degli animali in Campidoglio -. Spostare gli storni verso altri luoghi è un servizio inderogabile per i cittadini ed un modo per rendere le strade sicure perché sono moltissime le persone che scivolano sul guano. E soprattutto i conducenti di motorini. Questo non è un caso eccezionale, deve essere una spesa ordinaria, prevista ogni anno perché arrivano a Roma 4 milioni di storni". E conclude: "L’assenza di programmazione su tutto il settore degli animali sta portando a molte situazioni di disagio per gli umani e per gli animali stessi".
E la soluzione più ovvia, tipo permettere il contenimento di questi animali per evidenti problemi di sicurezza pubblica non è contemplata? Alla luce di queste situazioni paradossali, appare più che evidente che la richiesta del mondo venatorio di accellerare l'iter politico – istituzionale per l'inserimento dello storno tra le specie cacciabili, sia ormai affare di tutti. O ci sono forse ancora dubbi sul fatto che lo storno sia specie da considerarsi in ottima salute?