Una sentenza depositata lo scorso 21 novembre ha definitivamente accolto il ricorso di Lac e Animal Liberation contro il comune di Sant'Agostino e disposto l'annullamento dell'ordinanza urgente con la quale l'11 agosto 2012 era stato consentito l'abbattimento dei piccioni sul territorio comunale (già sospeso dall'ordinanza cautelare a dicembre) per preservare la salute pubblica. A resistere, oltre al Comune nella persona del sindaco, anche Coldiretti.
Il Tar dell'Emilia Romagna censura l'ordinanza per carenza di motivazione, visto che, dicono i giudici, “l’ordinanza non indica, come invece avrebbe dovuto indicare, quali siano gli effettivi pericoli per la salute pubblica attualmente e direttamente derivanti dalla presenza di tale specie animale, nonché le ragioni per le quali tali pericoli non possono essere affrontati mediante gli ordinari strumenti previsti dalla vigente normativa statale e regionale. Parimenti l’ordinanza non indica altri elementi essenziali, quali il numero di piccioni presenti nel territorio comunale ed il numero di questi animali che si ritiene eccessivo e che è, quindi, da abbattere”.
Inoltre il Tar osserva che “anche qualora si ritenesse – in via di mera ipotesi - legittimo l’ordine di abbattimento, in nessun caso il provvedimento avrebbe potuto autorizzare per tale operazione indistintamente tutti i cacciatori che esercitano l’attività venatoria nel territorio comunale; tale soluzione ponendosi in aperto e stridente contrasto con l’art. 19 della L. n. 157 del 1992, che affida – nei particolari, limitati casi previsti dalla suddetta normativa - l’abbattimento pianificato delle specie animali costituenti la fauna selvatica unicamente ai soggetti tassativamente indicati nella stessa norma (v. T.A.R. Veneto sez. I, 19/10/2007 n. 3357)”.
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