“Salviamo il vero prosciutto italiano”, è lo slogan che ha accompagnato la forte protesta di Coldiretti, che ieri al passo del Brennero ha bloccato con alcune migliaia di manifestanti (10 mila secondo Coldiretti) i tir che portavano in Italia semilavorati di maiale, che saranno poi venduti come prosciutti Made in Italy. Coldiretti dice basta con le importazioni di bassa qualità spacciate per italiane e chiede che vengano date maggiori garanzie ai consumatori sull'origine dei prodotti.
Alla protesta si è aggiunta anche la Ministra Nunzia de Girolamo che ha parlato di concorrenza sleale “il made in Italy - ha detto De Girolamo - è la grande occasione per il nostro Paese per uscire dalla crisi. Occorre insistere specialmente per quanto riguarda la tracciabilit�in modo tale da consentire agli agricoltori italiani di essere protetti. E anche i consumatori finali devono sapere da dove arrivano i prodotti e che cosa mangiano. Sono qui per esprimere la mia solidarietà per il grande coraggio di questi agricoltori, qui fa molto freddo”.
Sono molti i casi in cui i prodotti italiani in realtà contengono ingredienti importati da altri paesi. Cosa che al consumatore non viene comunicata, visto che non esiste alcuna norma che lo impone. La battaglia italiana per la tracciabilità deve però essere condotta in Europa, è lì che bisogna cambiare la normativa. Ma manca l'accordo con gran parte dei paesi, interessati ad inviare semilavorati in Italia per la certificazione di una qualità che spesso manca. Il problema, dice Coldiretti, è anche di tipo sanitario. “Dalla Germania – denuncia l'associazione degli agricoltori - arrivano cosce di maiale imbottite con antibiotici in quantità molto superiore a quella prevista dalla normativa italiana, che in Europa è quella più rigida”.
Tutto questo comporta la scomparsa del vero prodotto italiano. Secondo una ricerca di Coldiretti basata su dati Unioncamere dal 2007 ad oggi sono state chiuse in Italia 140mila (136.351) stalle ed aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualit�importati dall’estero che vengono spacciati come Made in Italy. Solo nell’ultimo anno - sottolinea la Coldiretti - sono scomparse 32.500 tra stalle ed aziende agricole e persi 36mila occupati nelle campagne. "Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute"
, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Oggi anche a causa delle importazioni di minor qualità l’Italia - sottolinea la Coldiretti - produce appena il 70 per cento dei prodotti alimentari che consuma ed importa il 40 per cento del latte e carne, il 50 per cento del grano tenero destinato al pane, il 40 per cento del grano duro destinato alla pasta, il 20 del mais e l’80 della soia mentre siamo autosufficienti solo per ortofrutta, vino, pollame. La colpa è di un modello di sviluppo industriale sbagliato che ha tagliato del 15 per cento le campagne e fatto perdere negli ultimi venti anni 2,15 milioni di ettari di terra coltivata. Ogni giorno viene sottratta terra agricola per un equivalente di circa 400 campi da calcio (288 ettari) con il risultato che è aumentata la dipendenza degli italiani all’estero per l’approvvigionamento alimentare.
IMPORTAZIONI AUMENTATE
Dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate in valore del 22 per cento, secondo un’analisi di Coldiretti relativa ai dati del commercio estero nei primi otto mesi del 2013. Gli arrivi di carne di maiale sono cresciuti del 16 per cento, mentre le importazioni di cereali, pronti a diventare pasta e riso spacciati per italiani, hanno fatto registrare addirittura un vero e proprio boom (+45 per cento), con un +24 per cento per il grano e un +49 per cento per il riso. Aumenta anche l’import di latte, +26 per cento, anch’esso destinato a diventare magicamente made in Italy. Netta pure la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +33 per cento, con un vero e proprio boom per il pomodoro fresco (+59 per cento), ma cresce anche quello concentrato (+32 per cento). Aumentano anche gli arrivi di succo di frutta dall’estero, +16 per cento.