C'è già chi cerca i segni di un oscuro presagio nell'attacco consumato a pochi metri dalla finestra di Papa Bergoglio a danno delle colombe liberate da due bambini in segno di pace. Le malcapitate sono state assaltate da un gabbiano e un corvo senza pietà. Un blitz inaspettato che si è consumato davanti agli occhi increduli di mezzo mondo e che ora campeggia su tutti i quotidiani con tanto di foto sequenza dell'uccisione di una delle due colombe, massacrata dal gabbiano famelico.
Ma i gabbiani non mangiavano i pesci? Se lo saranno chiesto in molti. La risposta è sì, il gabbiano è un uccello marino, dovrebbe. Nell'immaginario collettivo forse continua a cacciare le sue prede in mare, ma la realtà è un po' diversa, visto che nell'indifferenza generale ormai questi uccelli hanno colonizzato le città e si sono adattati ad attaccare qualsiasi bestia che capiti a tiro. La colomba del papa ha fatto scalpore ma scene simili si possono vedere a qualsiasi ora del giorno, in qualsiasi momento, ormai in ogni città.
A farne le spese sono centinaia di specie di uccelli protetti, per cui tra l'altro le associazioni ambientaliste si sperticano con appelli e campagne di sensibilizzazione. Per salvare rondini e piccoli passeri però occorrerebbe prima ammettere che bisogna agire su queste specie infestanti.
Di gabbiani solo a Roma se ne stimano oltre 20.000. I loro strilli sono uno dei più fastidiosi disturbi delle notti romane, il loro guano, unito a quello degli storni è un problema di pubblico decoro e di igiene. E se non bastasse, c'è anche chi parla di attacchi all'uomo. In un famoso albergo a cinque stelle nei pressi di Piazza del Popolo – si racconta sul quotidiano romano Il Tempo - , sembra che abbiano addentato le colazioni dei clienti e persino le tazzine di caffè, facendole volare di sotto. Come fare? Chiamare i falconieri, come già è stato fatto alle Terme di Caracalla l'estate scorsa. Certo non una soluzione. Ma in Italia cercare soluzioni sembra troppo. Meglio pensare a qualcosa che possa non scontentare nessuno, ovviamente senza riuscirci. E rimandare, rimandare...