Sono esseri viventi del tutto diversi da noi: se ne stanno lì indifferenti ed immobili. Tanto basta a farci dedurre che in loro non ci sia il benchè minimo spazio per una sorta di coscienza di sé e degli altri. Solo apparentemente, in realtà le piante percepiscono il mondo esterno e si adeguano di conseguenza, proprio come fanno tutti gli altri esseri viventi. Solo lo fanno in modo molto diverso e talvolta molto più lento.
In questi giorni da Gottingen è giunta la prima rilevanza scientifica su questo punto. Con una ricerca pubblicata sull'American Naturalist, gli studiosi dell'Helmholtz Centre For Enviromental Reserch, in collaborazione con l'Università di Gottingen hanno dimostrato che le piante sono capaci di prendere decisioni complesse. La ricerca ha riguardato il Berberis (Berberis vulgaris), evidenziando che la pianta è capace di abortire i propri semi con lo scopo di prevenire l'infestazione dei parassiti. Questa è, di fatto, la prima prova ecologica dell'esistenza di un comportamento complesso nelle piante. Gli scienziati hanno esaminato esemplari di Berberis europea e di Mahonia aquifolium, nativa del Nord America, e hanno valutato le due specie in relazione all'infestazione ad opera dei tefritidi, le cui larve finiscono per nutrirsi dei semi della pianta, per svilupparsi.
Secondo gli scienziati la scoperta indica che questa specie è dotata di una memoria strutturale ed è capace di esaminare e valutare condizioni interne ed esterne, così come di anticipare i rischi futuri. Un'altra analoga ricerca a gennaio aveva dimostrato che la mimosa pudica (arbusto che chiude le sue foglie non appena viene disturbato), distingue tra i diversi stimoli e memorizza le informazioni per lunghi periodi di tempo (lasciata cadere da una minima altezza per un determinato numero di volte, la pianta ha in qualche modo capito che non correva alcun pericolo, ha memorizzato l'informazione e smesso di chiudere le sue foglie).
In realtà sulle piante si sa molto di più. Molti esperimenti condotti negli ultimi decenni hanno dimostrato che reagiscono agli stimoli esterni anche a livello "emotivo". Sappiamo che rispondono positivamente alla musica e al tatto, per esempio. Altre ricerche affermano perfino che provano turbamento all'avvicinarsi di una persona che abbia strappato loro una foglia e che "riconoscono" chi si prende cura di loro. Ora la domanda sorge spontanea: se anche le piante saranno considerate “esseri senzienti”, che mangeranno gli animalisti?
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