Sicuramente non è un tipo di caccia dal grande fascino venatorio. E non saranno molti i cacciatori italiani ad approvare la “canned hunting”, la cosidetta caccia in scatola, che viene esercitata in Sudafrica ai leoni chiusi in grandi recinti. La Lav ha lanciato una protesta, invitando a scrivere all'ambasciatore del Sudafrica per chiedere “di supportare la vita e non la morte di questi bellissimi animali”. Ma al di là dell'indiscussa maestosità dei "re della savana" e del rispetto che si deve – secondo l'etica venatoria – a grandi predatori della loro fatta, che differenza passa tra l'uccisione in (semi) cattività di questi carnivori rispetto a quella più accettata di altri animali allevati al solo scopo dell'abbattimento finale?
Se poi si aggiunge una visione di insieme, sui risultati in termini di gestione ambientale, il sacrificio di questi felini forse non è poi cosa del tutto negativa, visto che – dati alla mano - questo attualmente risulta essere il modo migliore di salvaguardare alcune specie in via di estinzione. Anche se gli animalisti (soprattutto i nostrani) non se ne vogliono rendere conto, probabilmente per interessi di bottega. La caccia legale dei leoni (in recinto o meno), è ormai risaputo, serve (e può servire ancora di più) ad orientare grosse risorse verso la tutela degli habitat africani, cosa che finora non è stata possibile, complici i poteri forti del cosiddetto mondo civilizzato.
Questa attività in Sudafrica sembra essere in forte crescita. Nel 1997 erano circa 300 i leoni i leoni abbattuti, mentre oggi sono allevati a questo scopo circa 6000 esemplari, che richiamano sempre più turisti cacciatori da mezzo mondo, in particolar modo da Stati Uniti, Spagna, Germania, Francia e Regno Unito. E non è certe a causa di ciò che i leoni stanno diminunedo, ma per il contrario: la distruzione degli habitat, il divieto generalizzato di caccia che favorisce il bracconaggio, l'insipienza di certi opinioninisti e - purtroppo - l'interesse delle grandi potenze a tenere sottomesse le popolazioni (da est a ovest senza distinzione di colore politico) per interessi legati allo sfruttamento delle materie prime e dei territori, sono la reale causa di questi impoverimenti di biodiversità. Lo hanno spiegato bene recentemente i reali d'Inghilterra, tanto impegnati nella tutela della grande fauna africana, quanto cacciatori appassionati. © RIPRODUZIONE RISERVATA |