1250 lupi sarebbero quelli presenti dalla Calabria fino al Piemonte secondo un articolo di Repubblica di questi giorni, che cita i nuovi dati Ispra. La crescita esponenziale dei carnivori è evidentemente correlata al boom di cinghiali e altri grossi ungulati, grazie soprattutto alle aree protette, dove a fatica vengono applicati programmi di sfoltimento quando la situazione ha raggiunto il limite.
Le stime Ispra parlano di un milione di cinghiali, di 460 mila caprioli, 68 mila cervi e 21 mila daini (cifre forse al ribasso stando al fatto che solo in Toscana si contano almeno 400 mila ungulati?). Torna anche la lince a Tarvisio e in Piemonte, bene lo stambecco (16 mila capi), in ottima salute il camoscio alpino (140 mila). Su Repubblica il professor Boitani, ordinario alla Sapienza in Biologia della conservazione, il merito di questo incremento di fauna si deve in realtà all'abbandono dell'Appennino, "non c'è più agricoltura marginale, montana e collinare" e manca la programmazione faunistica. "Siamo fermi alla legge sulla caccia - dice -, dovremmo varare una legge di tutela della fauna con l'obbligo di piani di gestione delle specie per ogni territorio" (che a casa nostra si chiama anche programmazione faunistico - venatoria).
E' evidente che quest'abbondanza di fauna crea grossi problemi alle attività tradizionali, agricole e pastorali che ancora ci sono e rivendicano la possibilità di portare avanti il loro lavoro. E' evidente quindi che la crescita del lupo e di altre specie non è solo una buona notizia, ma anche un problema da affrontare con gli strumenti adatti. Questo su Repubblica, almento questa volta, diviene cosa marginale. La pagina chiude con le considerazioni della giornalista anticaccia Margherita D'Amico che mette in guardia su fantomatiche mire venatorie legate all'incremento delle specie selvatiche. "Non sorprenderebbe che la notizia di qui a poco desse ispirazione a qualche deroga di caccia". Il riferimento sottointeso è al lupo, visto che è l'unica specie citata ad essere super protetta.
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