Come già visto negli scorsi giorni, nessuna buona notizia sul fronte del consumo del suolo in Italia. Secondo il nuovo rapporto Ispra, anche nel 2012 si conferma una cementificazione da record, nonostante la crisi. Negli ultimi 3 anni, altri 720 km, un’area pari alla somma dei comuni di Milano, Firenze, Bologna, Napoli e Palermo, è andata persa a discapito di aree naturali e agricole.
In termini assoluti, si è passati da poco più di 21.000 km del 2009 ai quasi 2 2.000 km del 2012, mentre in percentuale è ormai perso irreversibilmente il 7,3% del nostro territorio. Contrariamente alle aspettative, non rallenta la velocità con cui si continua a perdere terreno, che procede al ritmo di 8 m al secondo. Non è solo colpa dell’edilizia. In Italia si consuma suolo anche per costruire infrastrutture, che insieme agli edifici ricoprono quasi l’80% del territorio artificiale (strade asfaltate e ferrovie 28% - strade sterrate e infrastrutture di trasporto secondarie 19%), seguite dalla presenza di edifici (30%) e di parcheggi, piazzali e aree di cantiere (14%).
A livello regionale, Lombardia e Veneto, con oltre il 10%, mantengono il “primato nazionale” della copertura artificiale, mentre Emilia Romagna, Lazio, Campania, Puglia e Sicilia si collocano tutte tra l’8 e il 10%. I comuni più cementificati d’Italia rimangono Napoli (62,1%), Milano (61,7%), Torino (54,8%), Pescara (53,4%), Monza (48,6%), Bergamo (46,4) e Brescia (44,5).
La trasformazione del suolo agricolo in cemento non produce impatti solo sui cambiamenti climatici, ma anche sull’acqua e sulla capacità di produzione agricola. In questi 3 anni, tenendo presente che un suolo pienamente funzionante immagazzina acqua fino a 3.750 tonnellate per ettaro - circa 400 mm di precipitazioni - per via della conseguente impermeabilizzazione abbiamo perso una capacità di ritenzione pari a 270 milioni di tonnellate d’acqua che, non potendo infiltrarsi nel terreno, deve essere gestita.
Dal 2014 Ispra ha avviato, in via sperimentale, un’attività di segnalazione integrativa, anche attraverso dispositivi mobili, di presunte aree dove è avvenuta o sta avvenendo una trasformazione territoriale suscettibile di provocare nuovo consumo di suolo. I dati raccolti potranno essere confrontati con la cartografia gestita da ISPRA al fine di assicurare un’integrazione delle informazioni telerilevate con altre fonti informative in grado di completare il quadro conoscitivo secondo i principi della Citizen Science. Obiettivo dell’applicazione è quello di inviare alla rete di monitoraggio segnalazioni di punti in cui si individuino nuove aree costruite. Tali punti, previa validazione da parte di ISPRA, entreranno a far parte del sistema di monitoraggio del consumo di suolo. Attraverso uno smarthphone, basta inserire coordinate (rilevate dal gps integrato al dispositivo) e foto per vederle subito on line sulla cartografia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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